La strada intrapresa non è adeguata a risolvere le condizioni sociali di milioni di pensionati e anziani. A bollare così la manovra in un comunicato è il Cupla (Coordinamento unitario pensionati lavoro autonomo), che rappresenta cinque milioni di pensionati e del quale fa parte CNA Pensionati.
A parere del Cupla sarebbe servito un approccio diverso e sarebbero state necessarie politiche di maggiore tutela per gli anziani rispetto alle pensioni e ai servizi, in particolare sul fronte della sanità che ha sempre più bisogno di risorse per riformare e ammodernare il Sistema su tutto il territorio nazionale.
Invece – continua la nota – ci si trova di fronte a una Legge di Bilancio assai avara con i pensionati e con chi, in età avanzata, avrebbe bisogno di cure e di sostegno. Scarso, poi, l’impegno per tutelarne la salute e per la non autosufficienza, assente l’azione a salvaguardia dell’invecchiamento attivo e del ruolo sociale dell’anziano. La povertà, in Italia, coinvolge ormai oltre cinque milioni di famiglie, ma anche su questo tema la risposta è tristemente incerta. Il Cupla fa, dunque, appello a Governo e Parlamento, come a tutte le istituzioni dello Stato, affinché si convenga per interventi di maggior buon senso.
In tema di pensioni, infatti, a parere del Cupla, sia pure con la riconferma della rivalutazione straordinaria del 2024, appare inadeguato l’esiguo aumento di tre euro mensili, a fronte di una perdita del potere d’acquisto delle pensioni del 15,17%, così come certifica l’Inps e anche lo studio Cer per il Cupla. Nemmeno il “bonus Natale” sarà riconosciuto ai pensionati. In questi ultimi anni – precisa il comunicato del Coordinamento- la crescita dei costi dei beni essenziali, a causa dell’inflazione e l’erosione dovuta a un pesante drenaggio fiscale, ha impoverito le pensioni a livelli mai raggiunti. Dal 2009 a oggi, una pensione da 1500 euro lordi ha perso circa 50 euro al mese. Le indicizzazioni perse su tutte le pensioni sono un’ingiustizia conclamata, già rilevata dalla Corte costituzionale, nei confronti di tutti quei lavoratori che hanno pagato i contributi e hanno diritto alla tutela della pensione. A maggior ragione il rafforzamento del Sistema sanitario nazionale avrebbe dovuto essere una delle scelte qualificanti del Governo quando, invece, nella Legge di Bilancio proposta, al netto degli importi già impegnati, ci saranno solo 460 milioni di euro, una cifra che non copre neppure l’inflazione e risulta del tutto insufficiente a sostenere le criticità presenti e le necessità di sviluppo.
In definitiva, senza adeguati finanziamenti su liste d’attesa, sanità territoriale e domiciliare, sulla telemedicina e su nuove forme di cura farmacologica e chirurgica esiste il serio rischio di ulteriori disparità sociali e la perdita, irrimediabilmente, del carattere pubblico e universalista della sanità italiana, costringendo le persone a ricorrere a strutture private con alti costi per le famiglie.
Inoltre, la carenza di fondi per la non autosufficienza mette a repentaglio seriamente l’attuazione della nuova legge di riforma per cambiare l’approccio assistenziale agli anziani in difficoltà, che sono già oltre quattro milioni. Infine – conclude la nota del Cupla – ci si allontana dalla lotta alla povertà visto che è in perdita anche “Carta dedicata a te”, cui sono stati tolti cento milioni, e si prevedono altri tagli ai Comuni. Ennesimi contraccolpi per gli anziani con pensioni basse e per le comunità delle aree interne e rurali sempre più sprovviste di servizi di base, ma patrimonio insostituibile per il Paese.