Quest’anno gli imprenditori ravennati festeggeranno in lieve anticipo – 5 agosto rispetto all’8 agosto del 2015 – il Tax Free Day, ovvero il giorno in cui finiranno di lavorare per lo Stato e inizieranno a farlo per se stessi e per le loro famiglie.
A rilevarlo è “Comune che vai fisco che trovi”, l’Osservatorio CNA sulla tassazione della piccola impresa, giunto alla terza edizione, che analizza 124 comuni italiani e prende a riferimento un’impresa individuale, con cinque dipendenti, 430mila euro di fatturato e 50mila euro di utili.
Ravenna si posiziona al 75° posto nella classifica per il Tax Free Day dei comuni capoluogo, al di sopra della media nazionale fissata al 14 agosto.
Le città con il fisco più “amico” sono a pari merito Belluno, Gorizia e Cuneo, con il tax free day al 17 luglio, mentre la più penalizzata è Reggio Calabria, dove si lavorerà fino al 24 settembre solo per pagare le tasse, seguita da Bologna (19 settembre) e Roma (11 settembre).
In ambito locale un imprenditore di Faenza ha cominciato a guadagnare per l’azienda e la propria famiglia il 23 luglio, a Lugo il 4 agosto e a Cervia inizierà il 17 agosto.
Un altro dato interessante riguarda il Total Tax Rate, cioè il peso complessivo del fisco sul reddito netto d’impresa. Nel 2016 a Ravenna, un’impresa tipo che utilizza un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio destinato alla vendita di 175 mq, con un fatturato di 430mila euro avrà a disposizione un reddito netto di 20.181 euro (39 in meno rispetto al 2015), avvicinandosi ai 21.208 del 2011, l’anno zero del federalismo fiscale.
“L’inversione di tendenza del Total Tax Rate registrata nel 2015 – sostiene Massimo Mazzavillani, direttore dell’Associazione ravennate – è merito della riduzione della pressione fiscale locale, dovuta principalmente alla deducibilità completa dell’Irap del costo dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato e dall’esenzione dalla Tari delle aree destinate alla produzione di rifiuti speciali”.
“Per il 2016, purtroppo – prosegue Mazzavillani – il calo della pressione fiscale si arresta, prevedendo addirittura un lieve incremento dello 0,1% derivante dall’aumento programmato dell’aliquota Ivs (invalidità-vecchiaia-superstiti), la contribuzione previdenziale della Cassa artigiani e commercianti, solo in parte attenuato dall’elevazione della franchigia Irap a 13mila euro”.
“Tuttavia – aggiunge Mazzavillani – si può e si deve arrivare a un fisco sostenibile per le piccole imprese. In che modo? Le nostre proposte concrete puntano a precisi obiettivi: aumentare la domanda interna, allentare la stretta del fisco e ridurre la burocrazia fiscale. Questo il decalogo CNA: ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo; rendere l’IMU sugli immobili strumentali completamente deducibile dal reddito d’impresa; introdurre un regime premiale nella tassazione dei redditi; introdurre il principio di cassa nella determinazione del reddito delle imprese in contabilità semplificata; introdurre l’imposta sul reddito delle imprese (IRI) per premiare chi investe nella propria impresa; trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti di imposta cedibili agli intermediari finanziari; agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali con la neutralità fiscale delle cessioni d’azienda; riformare il catasto avvicinandone i valori tassati al valore di mercato dell’immobile; aumentare la franchigia IRAP; abrogare lo split payment sull’IVA e ridurre la ritenuta sui bonifici relativa alle spese detraibili sulle ristrutturazioni dall’8 al 4 per cento”.
“Da dove cominciare? – conclude Mazzavillani -. Sicuramente dalla deducibilità completa dell’IMU dal reddito d’impresa, dall’IRI per premiare chi investe nella propria azienda, dalla determinazione del reddito d’impresa sui fatturati effettivamente incassati e dall’abolizione dello split payment”.