La pandemia ha dato forte impulso all’implementazione di iniziative di telemedicina su tutto il territorio nazionale. Ma tali servizi non sono diffusamente riconosciuti: molti pensionati dichiarano, infatti, di non esserne a conoscenza. Eppure il 76,4% possiede uno smartphone e il 60% lo utilizza ogni giorno.
È quanto emerge da una ricerca presentata nel corso dell’Assemblea nazionale di CNA Pensionati in programma a Roma. Il sondaggio è stato effettuato su un campione di 3mila associati a CNA Pensionati da parte dell’Osservatorio Silver economy e Telemedicina di CNA Pensionati, realizzato in collaborazione con il Centro studi delle Camere di commercio “G. Tagliacarne” con l’obiettivo di rilevare il tipo di utilizzo dei servizi sanitari e sociosanitari da parte degli over 65.
La ricerca rivela che il ricorso alla telemedicina in pandemia ha riscosso la soddisfazione del 76% dei pensionati intervistati, ma solo Il 22,5% afferma di aver utilizzato tali servizi prevalentemente con il medico di medicina generale, presumibilmente con chiamate e messaggi whatsapp. Solo il 13% ha usufruito, invece, di monitoraggio ospedaliero. Il problema restano i servizi sul territorio: un quarto dei pensionati si dichiara non soddisfatto dell’assistenza del medico di medicina generale, con punte che sfiorano il 40% in Lombardia, Liguria, Puglia e Umbria.
I motivi principali dell’insoddisfazione rispetto al proprio medico di famiglia sono:
- il medico si limita a prescrivere esami e farmaci senza dedicare tempo alla visita e all’ascolto del paziente (24%);
- affollamento dell’ambulatorio (19%). Con una punta del 50% in Calabria;
- indisponibilità del medico per le visite a domicilio (18,8%), con un picco del 76,2% in Puglia;
- troppo poco tempo destinato alla visita (17,6%). Con l’apice in Veneto e Lazio, vicine al 30%;
- orari limitati dell’ambulatorio (17,3%), con una rilevanza significativa in Molise (una risposta su due) e circa il 30% nel Lazio e in Abruzzo;
- scarsa disponibilità del medico a chiamare il paziente (10,7%), con una rilevanza in Puglia (30%), seguita da Trentino-Alto Adige e Veneto (circa 20%).
“La telemedicina è essenziale per garantire una corretta integrazione fra i servizi ospedalieri e specialistici e quelli territoriali – commenta Giovanni Giungi, presidente nazionale di CNA Pensionati i nostri anziani, spesso soggetti a pluripatologie, dimenticano nel 67,8% dei casi almeno una volta di assumere la terapia, quota che si attesta in alcune regioni tra il 70% e l’80%. Ecco perché un monitoraggio assiduo può rivelarsi fondamentale per preservare la loro salute incidendo anche sulla spesa del Sistema Sanitario Nazionale. Per il futuro noi suggeriamo di implementare e presidiare i servizi di telemedicina offerti; favorire i servizi di prossimità; costruire alleanze e sinergie con gli operatori sanitari sul territorio”.
“Il tema della salute va affrontato sia a livello territoriale di prossimità – sottolinea, dal canto suo, Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi “Tagliacarne” – anche con un maggiore coinvolgimento delle parti sociali, sia con l’utilizzo più massivo delle tecnologie avanzate come la telemedicina superando il deficit digitale che interessa ancora molti anziani”.
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