Il 7 agosto 2015, non sarà una data qualunque per gli imprenditori ravennati: si “festeggia”, si far per dire, il Tax Free Day, ovvero l’ultimo giorno dell’anno nel quale lavorano per pagare tasse, oneri e contributi. La notizia si scopre leggendo l’Osservatorio CNA sulla tassazione delle PMI che ha stilato una classifica, su 113 Comuni italiani analizzati, per capire in modo semplice e immediato fin dove arriva, nell’arco dei 12 mesi, la mano del fisco sulle piccole imprese, posizionando Ravenna al sessantanovesimo posto. La città con il fisco “più amico” è Cuneo, con il tax free day il 17 luglio, quella con il fisco “più vorace” è Reggio Calabria, dove si lavorerà fino al 29 settembre solo per pagare le tasse, in Emilia–Romagna il record negativo spetta invece a Bologna che con un prelievo fiscale pari al 62,9% si libererà solo il 22 di settembre, mentre a Reggio Emilia con il prelievo al 58,3% la liberazione è stata celebrata il 31 luglio scorso. Per la città si tratta di un lieve miglioramento rispetto al 2014, quando l’imprenditore ha cominciato a produrre per sé e la propria famiglia il 16 agosto. Altro dato interessante riguarda il Total Tax Rate, cioè il peso complessivo del fisco sul reddito netto d’impresa, pari al 60,5% per un’impresa individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 mq e uno spazio espositivo destinato alla vendita di 175 mq con un reddito d’impresa di 50mila euro.
“Nel 2015 – spiega il direttore della CNA ravennate, Massimo Mazzavillani – secondo i dati dell’Osservatorio si profila nella nostra provincia, un calo del 2% del peso complessivo del Fisco, che passa dal 62,6% del 2014 al 60,5% del 2015. E’ un passo nella giusta direzione. Tuttavia, se i Sindaci decidessero di compensare i tagli, già stabiliti, dei trasferimenti dello Stato centrale, rimettendo mano ai tributi locali, potrebbero attenuare fino a farlo scomparire il beneficio fiscale indotto dal taglio dell’Irap”. “L’IMU – prosegue Mazzavillani – sta diventando un elemento penalizzante per le imprese e un limite allo sviluppo. Quando un imprenditore decide di investire sul proprio capannone o laboratorio è costretto a chiedersi quanto gli costerà in termini di nuove tasse. Ancor più grave è il discorso sulla tassa rifiuti che si paga sui metri quadrati occupati e non sulla quantità e qualità dei rifiuti inviati allo smaltimento.
Cosa serve quindi per arrivare a un fisco sostenibile per le piccole imprese?
Il primo obiettivo è ridurre la pressione fiscale attraverso un’azione combinata che agisca su diversi fronti. Per quanto riguarda la micro e piccola impresa il calo del total tax rate è stato dell’1,7% e deriva interamente dalla deducibilità del costo del lavoro. Rivendichiamo, pertanto, una maggiore attenzione alla piccola impresa, che potrebbe supportare maggiormente la crescita economica del Paese. Gli interventi da attuare sono molteplici: istituzione dell’imposta sul reddito di impresa, per consentire di investire gli utili nella propria attività e fornire concreti benefici fiscali alle imprese; la tassazione del reddito per cassa alle imprese con contabilità semplificata; le modifiche del regime forfettario; la definizione dei criteri di esclusione di piccole imprese e professionisti senza “autonoma organizzazione” dal pagamento dell’IRAP; infine, la riforma delle regole per stabilire il valore catastale degli immobili. In riferimento poi alla tassazione locale, arrivata secondo la Corte dei Conti, fino quasi al limite della sua “capacità fiscale”, chiediamo di liberare dall’IMU gli immobili strumentali delle imprese. Questa, in estrema sintesi, è la proposta avanzata dalla CNA per contribuire in maniera concreta a un processo di crescita ormai non più rinviabile.