Nel 2017 l’occupazione italiana è tornata quasi ai livelli del 2008. La ripresa della base occupazionale pre-crisi è stata realizzata in un periodo relativamente breve: quattro anni, nei quali ogni giorno sono stati recuperati in media circa 570 posti di lavoro.
Anche il tasso di occupazione (ovvero l’occupazione in rapporto alla popolazione) è cresciuto negli ultimi quattro anni attestandosi alla fine dello scorso anno al 58%, il livello più alto degli ultimi dieci anni.
Il recupero dell’occupazione non ha riguardato però tutti i territori. Rispetto al 2016 il tasso di occupazione è aumentato in due terzi delle province italiane e l’aumento del tasso di occupazione è risultato lievemente più accentuato nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno.
Le differenze dell’occupazione tra Nord e Sud dell’Italia non riguardano solo l’andamento ma anche il livello e la composizione della stessa. A fine 2017, infatti, le province del Centro Nord presentavano tassi di occupazione superiori alla media nazionale mentre le province meridionali erano accumunate da tassi di occupazione più bassi. Inoltre nei territori settentrionali la distanza che separa l’occupazione maschile da quella femminile risulta più contenuta che nel Mezzogiorno.
In un orizzonte di lungo periodo, il divario tra le performance dell’occupazione a livello territoriale appare anche più marcato. Tra il 2008 e il 2017 solo trentasei province su centosette hanno recuperato i livelli occupazionali pre-crisi. Si tratta per lo più di province settentrionali. Nella maggior parte del Mezzogiorno, invece, l’occupazione resta ancora lontana dai livelli del 2008.
Il sentiero di crescita dell’occupazione intrapreso dal nostro Paese a partire dal 2013 non è stato in grado di ridurre il gap occupazionale tra Nord e Sud, che al contrario si è ampliato. Appare quindi necessaria una nuova e più incisiva strategia di coesione territoriale capace di innescare un processo di convergenza che porti ad un avvicinamento tra i livelli occupazionali delle diverse regioni italiane.