Secondo quanto riportato dal report Art&Finance di Deloitte il 2016 è stato caratterizzato dalla crescita, nel segmento del wealth management, dei servizi dedicati ad arte e collectibles con un focus prevalente sulla valutazione delle collezioni e sulla loro valorizzazione rispetto al mercato.
La ricerca, condotta nel secondo trimestre del 2017, ha coinvolto 69 banche private, 107 collezionisti, 155 professionisti del settore e 27 family office in Europa, America e Middle East per monitorare il fenomeno del collezionismo privato e creare una fotografia dell’attuale offerta di servizi dedicati agli investimenti artistici. Tematica quanto mai fondamentale ora che è stato stimato che entro il 2026 gli individui Ultra High Net Worth incrementeranno del 66,8% gli investimenti in collectibles e opere d’arte, con un valore di mercato pari a 2.700 miliardi di dollari e una polarizzazione geografica in Asia, Russia e Medio Oriente.
L’arte che da sempre è stata considerata una passione più che una forma di investimento alternativa è destinata ad acquistare sempre più peso come elemento di diversificazione. Per questo l’offerta di servizi “Fine Art” da parte dei gestori e dei wealth manager sta incrementando. La ricerca stima che l’87% dei wealth manager stia già offrendo servizi di valutazione delle opere d’arte (+18% rispetto al 2016); i servizi di art advisor sono offerti dall’ 83% (+4% rispetto al 2016); la gestione delle collezioni d’ arte è offerta dal 78% (+19% rispetto al 2016).
In questo panorama l’Europa sta adeguando la propria domanda di servizi con la consapevolezza, soprattutto in Italia che una tematica rilevante è quella relativa al passaggio generazionale delle collezioni artistiche. Per farvi fronte serve dotarsi di specifiche competenze tramite outsourcing a professionisti specializzati ad alta riconoscibilità quali case d’ asta, valutatori e art advisor. Sono infatti poche le strutture di wealth management che attualmente hanno una struttura interna dedicata alla valutazione e gestione delle collezioni artistiche. Certamente l’incremento del peso del patrimonio artistico nell’asset allocation diversificata di individui Ultra High Net Worth porterà alcune strutture a dotarsi di apposite strutture interne per una consulenza personalizzata.
Il passaggio generazionale di collezioni artistiche è e sarà infatti un “trend topic” dei prossimi anni, come confermato anche dall’ultimo report UBS, “UBS Investor Watch Pulse” che ha coinvolto oltre 2.400 UHNW americani, di cui più di 1.000 collezionisti. L’87% degli intervistati ha dichiarato di voler lasciare la collezione finora creata ai propri eredi anche se il 57% ha affermato di non avere mai coinvolto nella gestione della collezione gli eredi stessi. Tra le motivazioni risiede la consapevolezza che i gusti artistici delle nuove generazioni siano difformi da quelli del collezionista e nella consapevolezza che Il passaggio generazionale di un patrimonio artistico è un momento chiave della trasformazione di una collezione da passione e volontà di un singolo compratore/collezionista a vero e proprio asset ereditario di valore da gestire, amministrare e proteggere. Il problema che sorge al momento della trasmissione di una collezione è il mantenimento della sua integrità e della sua conservazione poiché, in caso di smembramento, potrebbe perdere di valore sia artistico che economico. Tuttavia, non sempre i membri più giovani della famiglia hanno le giuste competenze per gestire una collezione artistica che non hanno contribuito a creare e di cui quindi possono non conoscere la storia e comprenderne l’importanza per la continuità e sostenibilità valoriale della famiglia.
A tal fine è richiesta una maggiore regolamentazione a livello istituzionale, per incrementare la tracciabilità e circolazione delle opere d’arte al fine di rendere più agevole la gestione delle collezioni artistiche e la scelta di renderle un meccanismo di massimizzazione della continuità della famiglia e l’elemento di collegamento e di facilitazione del passaggio generazionale.