Quanto illustrato dalla SOSE alla Commissione degli esperti degli studi di settore, lo scorso 14 gennaio 2016, è stato rafforzato dal Ministero dell’Economia e delle finanze che, nelle Linee guida Tesoro sul Fisco, target di risultato per Agenzie, ha tenuto a sottolineare che Da qui ai prossimi due-tre anni, l’obiettivo del fisco sarà quello di semplificarli e di ridurli di numero per renderli più efficaci e più attendibili.”

Non solo, per il dicastero delle finanze (vedi Nota ANSA allegata), “dall’idea di un fisco ostile e minaccioso si dovrà progressivamente passare a quella di un fisco amico, capace di risolvere problematiche e questioni aperte e di combattere i veri illeciti.”

Si tratta di obiettivi ambiziosi la cui esigenza è stata sottolineata da tempo dalla CNA. Si tratta ora di trasformare le dichiarazioni d’intento in azioni concrete che portano ai risultanti da tutti auspicati in termini di “compliance”, in primo luogo dalle stesse imprese fedeli al fisco.

Daremo come sempre il nostro contributo per:

  1. evitare che la riduzione dei cluster e delle informazioni alla base della costruzione degli studi di settore non determini un peggioramento della qualità della stima dei ricavi. Occorre, inoltre, garantire l’attendibilità dei dati utilizzati per la costruzione e l’applicazione degli studi di settore, acquisti da soggetti diversi dal contribuente;
  2. l’effettuazione di una sperimentazione efficace effettuata su alcuni studi di settore scelti ad hoc, già in revisione in quest’anno. Solo così può essere possibile prestare la dovuta attenzione agli effetti della nuova metodologia di stima ed avere un numero di esempi sufficienti per garantire un adeguato feedback;
  3. adottare delle soluzioni tecniche che garantiscano la trasparenza della stima dei Ricavi, offrendo la possibilità di capire i criteri adottati anche dai non addetti ai lavori;
  4. cogliere l’occasione per rendere chiaro e trasparente l’utilizzo degli studi di settore nelle procedure di accertamento, sia come strumento di stima dei ricavi sia quale mero strumento di selezione per l’accertamento.

Rispetto al tale ultimo punto conviene ricordare che dopo la campagna di tutte le associazioni aderenti a Rete imprese Italia tra il 2008 ed il 2009, effettuata anche a seguito delle sentenze della Corte di Cassazione, gli studi di settore ai fini dell’accertamento non costituiscono più un problema di massa. Proprio per le tante cautele che devono adottare per il loro utilizzo, le Agenzia delle entrate locali, preferiscono adottare altri strumenti di stima dei ricavi basati su presunzioni, sovente più vessatori degli stessi studi di settore, sicuramente meno scientifici e, peraltro, senza adottare le stesse cautele ora previste per gli studi di settore.

Occorre chiarire che le cautele adottate nella selezione delle posizioni da accertare e nell’applicazione dello strumento al caso specifico, devono riguardare tutti gli strumenti induttivi di accertamento basati su presunzioni.