Il documento conclusivo dell’Indagine conoscitiva sulla riforma dell’IRPEF, approvato dalle Commissioni congiunte finanze di Camera e Senato, disegna una riforma fiscale che va nella direzione auspicata da tempo da CNA e cioè un fisco più semplice e che elimina le iniquità presenti nel sistema italiano. Iniquità, in primo luogo, orizzontali, che cioè discriminano le imprese individuali e società di persone nonché il lavoro autonomo, ma anche verticali, ossia che colpiscono ingiustificatamente più duramente le fasce di reddito intermedie.
La riforma fiscale deve cogliere l’occasione per capovolgere completamente il rapporto fisco piccola impresa. CNA sostiene, da sempre, che per semplificare è sicuramente utile la codificazione delle disposizioni tributarie, elevare a rango costituzionale i principi dello statuto dei diritti del contribuente riferibili alla chiarezza, semplicità ed irretroattività delle disposizioni tributarie, cosi come cancellare i tributi minori.
Nel documento si prende finalmente atto della ripidità della curva di tassazione IRPEF e del fatto che come soluzione occorre arrivare alla definizione di una aliquota IRPEF continua, in particolare per le fasce di reddito medie, ossia tra i 28.000 e i 55.000 euro.
Per CNA si vuole rendere nuovamente la tassazione IRPEF equa sia sotto o il profilo orizzontale (uguale per tutti i soggetti) sia sotto il profilo verticale (che si abbia un equo ritmo di incremento della tassazione media), occorre utilizzare i circa 42,5 mld di euro, emergenti dalla tax expenditures delle detrazioni fiscali riconosciute sui redditi da lavoro, per definire un nuovo sistema di aliquote progressive uguali per tutte le tipologie di redditi da lavoro senza più alcuna distinzione
Anche per la CNA la tassazione deve rimanere ancorata alla persona che produce il reddito e non mettere al centro della tassazione la famiglia, ma al pari serve prevedere un fattore correttivo che tiene in considerazione il peso della famiglia, riformando il sistema delle detrazioni per carichi famigliari che oggi pesano per circa 12,1 miliardi di euro sul bilancio dello Stato.
Anche per la CNA il regime forfettario deve rimanere ancorato al limite di ricavi di 65 mila euro e, sicuramente, deve essere eliminato il forte scalino di tassazione che devono subire i soggetti che superano di poco il limite di accesso al regime. Pertanto bene riconoscere l’uscita graduale in due anni con una tassazione di 5 punti percentuali superiore a quella prevista dal regime entro un determinato limite di superamento della soglia.
Nel documento, le Commissioni hanno anche sposato la necessità di modificare le modalità di versamento delle imposte relative alle dichiarazioni, consentendo, per chi lo vuole, di versare le imposte dovute in base alle dichiarazioni in 12 quote mensili.
La proposta di agganciare la tassazione regionale e comunale alla tassazione nazionale, potrebbe essere una soluzione alle complicazioni del sistema connesse alla tassazione locale. Tuttavia solamente se si eliminano le iniquità orizzontali presenti ora nell’IRPEF nazionale, altrimenti la tassazione locale diventerebbe più semplice, ma rappresenterebbe un volano alle iniquità della tassazione nazionale. E’ vero, infatti, che chi paga ingiustamente di meno l’IRPEF nazionale pagherebbe meno anche la tassazione locale e, per converso, chi attualmente a parità di reddito paga un’IRPEF nazionale più alta pagherebbe ingiustamente più alte anche le addizionali regionali e comunali.
La CNA ha da sempre sostenuto, come fa la commissione, che l’IRI è un sistema di tassazione che mira a ristabilire equità orizzontale nella tassazione delle imprese personali in contabilità ordinaria, con le società di capitali. Solo attraverso l’IRI, infatti, anche le imprese personali possono avere una tassazione agevolata per i redditi d’impresa che sono lasciati in azienda per effettuare investimenti finalizzati alla crescita.
Al tempo stesso la tassazione dei redditi di capitali è immotivatamente troppo alta e, più che altro, non prende più in debita considerazione la distinzione tra i redditi di capitali che hanno la natura di utili d’impresa, già sottoposti a tassazione, dai redditi di capitali che derivano da Capital Gain.
L’idea di abrogare l’IRAP per farla diventare un’addizionale della tassazione delle imposte sul reddito è da diversi anni una proposta della CNA che prende atto del fatto che, a seguito del riconoscimento della deduzione del costo dei lavoratori assunti con il contratto di lavoro a tempo indeterminato, nella sostanza, la base imponibile IRAP è molto vicina al reddito d’impresa.
La fatturazione elettronica, per cui la Commissione propone l’estensione a tutti i soggetti attualmente esonerati, oltre che a portare all’eliminazione di tutti i sistemi di accertamento induttivo del reddito e del valore aggiunto (quali redditometro e le metodologie di controllo, ecc.), deve portare all’abrogazione di tutti quelli adempimenti legati al contrasto dell’evasione quali tutti i regimi di “reverse charge” nonché agli obblighi di comunicazione delle liquidazioni Iva come anche deve portare all’eliminazione degli obblighi di rilascio del visto di conformità per la compensazione o il rimborso dei crediti fiscali.
Dal canto loro gli ISA devono essere usati per arrivare ad altre forme più cogenti di premialità. Per la CNA si deve e si può arrivare a trovare delle forme di riduzione della tassazione per le imprese che dichiarano un reddito più alto al reddito c.d. di normalità che emerge dall’applicazione degli ISA. Un premio all’efficienza e all’efficacia dell’attività produttiva.
Clicca qui per leggere il comunicato stampa.