L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), nel parere scientifico richiesto dalla Commissione Europea, ha lanciato un messaggio chiaro sulla pericolosità dei semi di albicocca.
“Consumare più di tre semi piccoli di albicocca crudi, oppure meno di mezzo seme grande per volta può far superare i limiti di sicurezza. I bambini piccoli che consumino anche solo un piccolo seme di albicocca rischiano di superare il limite di sicurezza”.
La pianta dell’albicocco, appartenente alla famiglia delle Rosacee e alla specie Prunus Armeniaca, è originaria della Cina dove era già conosciuta nel 3.000 a. C. La sua diffusione in Europa è avvenuta grazie ai romani, in seguito alla conquista dell’Armenia e da questa regione, dove era chiamata mela d’Armenia, prese anche il nome.
Stati Uniti, Spagna, Italia, Francia e Grecia sono i maggiori produttori mondiali di albicocche. Le varietà di questa pianta sono molte, così come le dimensioni e i colori dei frutti.
Nei semi di albicocca è presente un composto naturale, chiamato “amigdalina” (impropriamente vitamina B17), che dopo l’ingestione si trasforma, a seguito di processi enzimatici, in cianuro.
Questa sostanza può causare disturbi di vario genere come nausea, febbre, mal di testa, insonnia, sete, letargia, nervosismo, dolori muscolari o articolari e caduta della pressione arteriosa. In situazioni particolari si può arrivare anche alla morte del soggetto avvelenato.
L’EFSA infatti evidenzia, da studi fatti, che un quantitativo compreso tra 0,5 e 3,5 milligrammi di cianuro per chilogrammo di peso corporeo può essere letale.
Si è quindi stabilito un limite di sicurezza per l’esposizione occasionale (nota come “dose acuta di riferimento” o “DAR”) di 20 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo. Ovvero 25 volte meno della più bassa dose considerata letale.
Nella pratica, considerando i quantitativi di amigdalina normalmente presenti nei semi di albicocca crudi, gli esperti dell’EFSA hanno stimato che gli adulti possano consumare un quantitativo pari a tre semi piccoli di albicocca (370 mg), senza superare la DAR. Per i bambini piccoli il quantitativo sarebbe 60 mg, equivalente a circa mezzo seme piccolo.
I semi di questo frutto sono commercializzati, anche via internet, da rivenditori situati in paesi extraeuropei e venduti come rimedio antitumorale. Alcuni siti raccomandano il consumo quotidiano di 10 semi alle persone sane e di addirittura 60 semi ai malati di cancro. In questi casi, la dose acuta di riferimento viene abbondantemente superata, correndo il rischio di avvelenamento.
È importante sottolineare che non c’è alcun pericolo legato al consumo delle albicocche ma è consigliabile evitare di mangiare i semi contenuti nel nocciolo. Questo infatti, isola completamente i semi dal frutto, eliminando così qualsiasi rischio dovuto all’ingestione di quest’ultimo. L’albicocca contiene vitamine, sali minerali e molti costituenti con proprietà antiossidanti come la quercetina, le catechine, l’acido gallico, l’acido cumarico ed altri. Inoltre in essa sono presenti molti aminoacidi indispensabili per la costruzione delle proteine.