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Il ‘sarto’ delle vele esportate in tutto il mondo

Ha iniziato quasi per gioco e oggi produce “giocattoli” per chi ama il mare. Vele, per imbarcazioni che possono costare svariati milioni di euro, ma anche tende “a prova di uragani” o filtri di maglia capaci di catturare il plancton. Perché “tutto quello che si può cucire noi lo produciamo”, racconta Mario Mainero, orgoglioso di un’impresa iniziata 40 anni fa.

“Ho sempre avuto la passione del mare e così, nel 1977, mentre frequentavo ancora la facoltà di Economia, con altri due soci, ho aperto un piccolo laboratorio, dove producevamo vele per le nostre barche e quelle degli amici. Nel 1979 siamo rimasti in due, io e Claudio Badiali e da allora non ci siamo più fermati”. 

Oggi la veleria “Challenger sails” di Senigallia ha 12 dipendenti, un fatturato di 1,4 milioni di euro, di cui il 50% generato dall’export e tre divisioni: vela, windsurf e tappezzeria. E in squadra è entrato anche il figlio di Mario, Francesco, 30 anni e un ruolo da designer. 

“Ogni barca ha la sua vela, un po’ come un vestito su misura. Realizzarla è un lavoro di vera sartoria, che in tutti questi anni non è cambiato – spiega Mainero –. Continuiamo a produrle in Italia, grazie alle sapienti mani delle nostre operaie e siamo tra i primi dieci produttori”.

Ma è con il boom del windsurf, negli anni ’80, che la “Challenger sails” diventa leader del settore. 

Puoi continuare a leggere la storia di Mario Mainero e gli altri racconti di quotidiano ingegno su CNAStorie.

 

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