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Quando Federico ha mosso i primi passi da calzolaio, il mismatch era al contrario: non erano i maestri a far fatica a trovare giovani disposti a imparare. Era lui che voleva imparare, e non trovava maestri. Tutto è iniziato da qui. Oggi Federico Badia, 37 anni, si definisce maestro calzolaio: nella sua bottega lungo il corso di Orvieto, dal 2011, produce a mano scarpe da uomo di gran pregio e per un pubblico selezionatissimo. Per realizzarne un paio, impiega circa due mesi. Maestro, perché nei suoi workshop aperti soprattutto a studenti stranieri, trasmette il valore di questo lavoro. E’ lui il protagonista di CNA Storie del mese.
Alla ricerca di un maestro calzolaio
“Mi misi in giro per l’Italia a cercare un maestro” racconta Federico. “Tutti mi rispondevano “non ci serve”. Poi cambiai approccio. Dissi: “io non cerco lavoro, voglio solo imparare”. Trovai un maestro a Roma, e rimasi con lui due anni. Avevo necessità di guadagnare, quindi nel frattempo facevo il cameriere, partecipavo ai mercatini, ma quella con il mio maestro fu un’esperienza che mi cambiò la vita. La cosa che mi preme di più è il valore di questo mestiere, che non è un modo per creare soldi. Questa è proprio la vita mia. Il successo arriverà, se arriva” dice Federico.
Dissi: “io non cerco lavoro, voglio solo imparare”
Il su misura: “tuo, ancor prima di essere pronto”
Il su misura è un concetto che al maestro calzolaio Federico sta molto a cuore. “E’ qualcosa di più del fatto a mano: conosco personalmente chi mi commissiona la scarpa. Lavoro su ogni punto di cucitura, e il risultato è che nel “su misura” la scarpa è tua, già prima di essere pronta” spiega. La materia prima è di assoluta qualità, perché Federico ricorre esclusivamente a concerie italiane. “Abbiamo selezionato le migliori, quelle che ci offrono la miglior qualità. Non abbiamo mai avuto problemi di fornitura nella filiera, perché sono tutte italiane” precisa Federico, che spiega perché le sue scarpe su misura siano destinate esclusivamente a un pubblico maschile: “quelle da donna sono troppo legate alla moda: a ogni stagione cambia il tacco, cambia la punta. Facendo tutto a mano, non posso stare al passo con i tempi”.
Il giovane artigiano e la CNA
Nelle sue scelte, il giovane artigiano Federico ha sempre avuto al suo fianco CNA. “Ho trovato persone con esperienza, che stanno dietro agli artigiani da tanti anni. Appoggiandosi a realtà come CNA si semplifica molto e si creano le condizioni per conoscere altri artigiani“.
La concorrenza che non fa paura
L’attenzione che Federico dedica a ogni dettaglio è una garanzia, la sicurezza che lo mette al riparo da qualunque insidia. “La competizione è necessaria, garantisce un livello maggiore di qualità al cliente finale. Se un calzolaio aprisse qui davanti a me una bottega per realizzare scarpe su misura, io mi direi “bene, dimostrerò che le faccio meglio di lui. Chi è che ne beneficia? Il cliente, perché si alza la qualità”. Quanto alla passaggio generazionale, Federico ha le idee chiare: “i miei figli dovranno imparare a fare le scarpe, che sia per se stessi o per venire a lavorare qui come calzolai. Ma in questo caso, vorrei che per un anno o due andassero a lavorare da qualche altra parte per fare un’esperienza lontano dai genitori”.
L’incontro con Hannah, maestra pellettiera
Questo il futuro che immagina per i suoi figli. Perché la storia di Federico, oltre che di lavoro e passione, è costellata anche di incontri felici: come quello con Hannah, giovane studentessa in viaggio a Orvieto, oggi sua moglie e madre di Edmond e Sebastian. “Lei è fenomenale -dice Federico-. Ha imparato velocemente, con grande umiltà. Io oggi non le dico più niente. E’ diventata a sua volta una maestra pellettiera. L’unica cosa che non ha, è la pazienza di fare le scarpe! E’ stata chiara sin da subito” sorride Federico.
Il segreto di un artigiano? Saper dire “no”
Il segreto di Federico sembra essere proprio questo, nella vita come nel lavoro: ascoltare, percepire e rispettare bisogni, aspirazioni e desideri di chi ha di fronte, o accanto. E una volta messe in fila le priorità, non vivere i limiti come una resa. “Un tempo accoglievo tutte le richieste. Oggi sono sicuro invece che l’arma migliore di un artigiano sia imparare a dire “no, mi dispiace”. Mi limito a fare dieci paia di scarpe l’anno, potrei farne di più, guadagnerei il doppio. Ma poi, a giocare ai Lego con i figli, chi ci sta?”.