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Il Senato approva il disegno di legge delega sui contratti pubblici, accolte le proposte di CNA

Piano Strutturale di Bilancio, “Garantire equilibrio tra rigore e crescita”

Il Senato ha approvato, a larghissima maggioranza, il testo della delega sugli appalti pubblici, che ora passa all’esame della Camera.

Poche ma significative le modifiche apportate rispetto al testo originario promosso dal Governo, tra queste alcune proposte dalla CNA.

In particolare, è stata recepita la nostra sollecitazione rispetto a un più marcato riferimento alla necessità di coinvolgere in modo più incisivo le micro e piccole imprese. In tal senso, è stato opportunamente inserito un chiaro principio nella legge delega al fine di vietare gli accorpamenti artificiosi dei lotti da parte delle stazioni appaltanti. Divieto supportato dalla richiesta di suddividere i lotti in modo qualitativo e quantitativo a seconda dell’oggetto dell’appalto.

Positiva anche l’introduzione dell’obbligo di inserimento nei bandi di un regime obbligatorio di revisione dei prezzi, tema caldo di questi mesi, così da garantire dinamiche più fluide in caso di specifiche contingenze negative.

Apprezzabile anche la previsione di un’attività di monitoraggio dei processi di riorganizzazione delle stazioni appaltanti, che confidiamo sia indirizzata a contenere un automatismo che si è verificato in questi anni, ovvero che tale riorganizzazione generi una concentrazione del mercato, contraddicendo nei fatti il principio di tutela delle imprese di minori dimensioni.

Nel complesso, il disegno di legge muove sempre dal principio di aderenza alle direttive europee, le cui direttrici sono semplificazione e trasparenza: riduzione degli oneri, uso strategico degli appalti e, soprattutto, facilitazione all’accesso per le Pmi. Finalità che auspichiamo vengano perseguite con coerenza nella definizione degli strumenti attuativi che seguiranno all’approvazione della legge delega, così da non ripetere gli errori applicativi riscontrati con la disciplina introdotta nel 2016, che ha generato un apparato normativo così complesso da non consentire un’agevole applicazione delle procedure previste per gli appalti, e disatteso i principi cui si doveva ispirare.

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