Nella Marche gli imprenditori immigrati, secondo il “Rapporto immigrazione ed imprenditoria”, presentato da CNA e Centro Studi e ricerche Idos, sono 14.780 pari all’8,5 per cento dei titolari di aziende marchigiane. Contribuiscono a creare il 7 per cento del Pil regionale e sono in continua crescita. Tra il 2011 e il 2014 sono aumentati del 6,7 per cento. Numerose anche le imprese femminili. Sono 4.062, il 27,5 per cento delle imprese straniere.
“In un momento storico come quello che stiamo attraversando” affermano il presidente CNA Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini “il lavoro autonomo può rappresentare un ottimo strumento di integrazione e per questo non va ostacolato, anzi va favorito, in una logica di semplificazione che riguarda tutte le imprese, quale che sia il luogo di nascita del titolare. La CNA svolge un ruolo importante di orientamento e di sostegno ai nuovi imprenditori provenienti dagli altri Paesi soprattutto nella gestione dei rapporti con la pubblica amministrazione per accompagnare questo processo nel rispetto delle regole e della legalità”.
Nella regione gli stranieri residenti sono 145.130, pari al 9,4 per cento dei marchigiani. Ed ogni dieci stranieri uno è imprenditore. Quello dell’imprenditoria immigrata nelle Marche è un fenomeno in crescita, ancora fortemente concentrato sui settori maturi, dove non sono necessari ingenti capitali. Oltre la metà (52,3 per cento) esercita la sua attività nei servizi, soprattutto nel commercio dove le aziende guidate da immigrati sono 4.668. Nell’industria si concentra il 42,3 per cento dell’imprenditoria straniera. Nel comparto manifatturiero gli imprenditori immigrati sono 2.215, soprattutto nel tessile abbigliamento, nel calzaturiero e nell’alimentare. In edilizia operano 3.748 imprese straniere, soprattutto albanesi, marocchine e macedoni. Poche le aziende agricole, appena il 3,4 per cento del totale.
Secondo il Rapporto Idos CNA, quasi la metà (43,2 per cento) delle imprese straniere attive nelle Marche sono nate tra il 2008 e il 2013 e il 12,4 per cento è nato nel 2014. Il 26,2 per cento si è costituito tra il 2000 e il 2007 e appena il 7,6 per cento prima del duemila. La maggioranza degli imprenditori immigrati (52,3) ha un’età compresa tra i 36 ed i 50 anni. Per il 27,4 per cento sono giovani tra i 18 ed i 35 anni mentre il 18,5 per cento ha un’età compresa tra i 51 ed i 65 anni. Gli ultrasessantacinquenni sono appena l’1,5 per cento.
“Proprio negli anni della crisi” commentano Sabatini e Gregorini “gli immigrati residenti nelle Marche hanno deciso di investire nell’impresa e nel lavoro autonomo, accontentandosi di attività con bassi margini di crescita e di guadagno che, in ogni caso, hanno consentito una buona integrazione non solo economica ma anche sociale. Per consentire all’imprenditorialità degli immigrati di sviluppare appieno le proprie potenzialità per contribuire a creare valore e occupazione, occorre semplificare la burocrazia, facilitare l’accesso e la comprensione dell’apparato burocratico e amministrativo, agevolare l’accesso al credito”.
La comunità straniera con il più alto numero di imprenditori in attività nelle Marche è quella cinese (1.733 di cui quasi la metà a guida femminile) soprattutto nel sistema moda, commercio e ristorazione. Al secondo posto i marocchini (1.511) concentrati nel commercio in due casi su tre. Poi i rumeni (1.208) con oltre il 60 per cento titolare di imprese edili. In prevalenza imprenditori edili anche gli albanesi (1.155) e i tunisini (435). Attivi nel commercio sono i 437 imprenditori del Bangladesh, i 50 egiziani ed soprattutto i 349 senegalesi, che gestiscono attività commerciali nel 90 per cento dei casi.
La provincia con il più alto numero di imprese immigrate è quella di Ancona (3.908) con una forte incidenza di rumeni e cinesi. Segue Pesaro e Urbino (3.719) dove le etnie più numerose sono quelle marocchine ed albanesi. Poi Macerata (3.639) soprattutto grazie a cinesi, marocchini e macedoni. A Fermo le imprese immigrate sono 1.824 e ad Ascoli Piceno 1.690 con al primo posto i cinesi in entrambe le province.