Indagine

 

Per valutare l’impatto sulle piccole e medie imprese europee della crisi socio-economica scaturita dall’emergenza sanitaria, ai massimi livelli scientifici internazionali si basano (anche) sui lavori targati CNA. Come dimostra l’ampio riferimento alla indagine condotta dal Centro studi della Confederazione nella scorsa primavera, (dedicata agli effetti negativi del primo periodo di confinamento sulle piccole imprese) nello studio titolato “European SMEs amidst the COVID-19 crisis: assessing impact and policy responses” pubblicato dal “Journal of Industrial and Business Economics” e allegato a questo testo.

L’approfondita analisi è stata redatta da Jill Juergensen, Rajneesh Narula e José Guimon, tre economisti esperti di politiche dello sviluppo in attività alle università britannica di Reading, i primi due, e all’ateneo di Madrid il terzo. In sostanza, partendo dalla constatazione che a questa tipologia d’impresa nel Vecchio Continente appartiene il 99,8% delle imprese con due terzi degli occupati, i tre economisti, riferendosi in particolar modo al comparto manifatturiero, suggeriscono alle istituzioni governative, europee soprattutto e nazionali, di focalizzare le loro politiche di ripresa e di sviluppo proprio su queste imprese attraverso “un approccio ambizioso di politiche strutturali basate sul rinnovo e la crescita delle Pmi”.

Tra le fonti utilizzate dai tre studiosi – 33 in tutto – la CNA è in buona compagnia: unica italiana al fianco della Commissione europea, dell’Ocse, di McKinsey e dell’Unctad, oltre che di studiosi dell’economia reale, perlopiù docenti universitari, di tutta Europa. Un “parterre de rois” come si addice a una rivista scientifica pubblicata dalla maggiore, e tra le più autorevoli, case editrici al mondo. Springer – con sedi a Berlino, Heidelberg, Olanda, Usa e 170 anni di storia alle spalle – è specializzata nelle pubblicazioni tecnologiche, economiche e mediche. In particolare, edita 1500 periodici (quasi tutti di livello universitario) e pubblica circa 5mila libri l’anno, grazie anche a una avanzata e aperta politica di tutela del diritto di autore.

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