Interventi urgenti a sostegno del grande “malato” dell’economia abruzzese, l’artigianato, che attende dalle istituzioni una chiara inversione di tendenza nell’attenzione, nella messa a disposizione di risorse finanziarie, di politiche attive. Sono i contenuti della piattaforma unitaria, indirizzata alla Regione Abruzzo, sottoscritta dalle principali associazioni regionali del settore (Casartigiani, Claai, Cna e Confartigianato) oltre che dai sindacati dei lavoratori Cgil, Cisl e Uil. Le proposte messe a punto da uno schieramento di forze sociali larghissimo – si tratta in sostanza un vero e proprio “decalogo” che spazia dall’accesso al credito alla trasmissione d’impresa, dalla digitalizzazione all’aiuto allo start-up, dalla formazione alla bottega-scuola – sono state illustrate questa mattina a Pescara, nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina nella sala Camplone della Camera di commercio adriatica.
Un appuntamento, come hanno detto tutti gli intervenuti, che rappresenta certamente un precedente assoluto per l’Abruzzo: per la prima volta, infatti, uno schieramento variegato di forse sociali – associazioni d’impresa e sindacati dei lavoratori – si è ritrovato insieme per sottolineare lo stato di assoluta gravità in cui versa il settore della micro impresa artigiana, che pure rappresenta una fetta consistente dell’economia regionale, visto che il 52% del totale dei dipendenti nel mondo dell’impresa lega i propri destini alla micro impresa. Denuncia del degrado della micro impresa che si salda a un robusto pacchetto di richieste rivolto al principale interlocutore istituzionale: la Regione Abruzzo, cui ora associazioni d’impresa e sindacati chiedono un robusto cambio di passo nelle politiche di sostegno all’artigianato.
Il pacchetto racchiude una sorta di decalogo di interventi e misure (vedi documento allegato, ndr), illustrato dal presidente regionale della Cna, Italo Lupo, che spazia dall’accesso al credito alla trasmissione d’impresa, dalla digitalizzazione all’aiuto allo start-up, dalla formazione alla bottega-scuola, dalla valorizzazione delle eccellenze al sostegno alle attività sui mercati internazionali.
All’incontro con gli organi di informazione, coordinato dal direttore regionale della Confartigianato, Daniele Giangiulli, erano presenti il coordinatore regionale della Casartigiani (Dario Buccella), i presidenti regionali della Claai (Luigi Catena), della Cna (Italo Lupo) e della Confartigianato (Luca Di Tecco). Con loro Carmine Ranieri, della segreteria regionale della Cgil, e i segretari regionali di Cisl (Maurizio Spina, che ha preso la parola a nome delle organizzazioni sindacali) e Uil (Roberto Campo).
NOTA CONGIUNTA SULL’ARTIGIANATO
L’artigianato sta vivendo una delle crisi più lunghe e difficili dal dopoguerra ad oggi. Ne sono prova inconfutabile i dati di Movimprese, che al 31 dicembre del 2015 hanno riportato la consistenza del comparto indietro di 20 anni e cioè a un numero complessivo di imprese iscritte all’Albo, in Abruzzo, di 31.765 unità. Se la crisi ha fatto male all’economia della nostra regione, per l’artigianato è stato davvero un disastro. Quello che nel periodo pre-crisi era stato uno dei settori con maggiore crescita, in grado di garantire sviluppo e occupazione, oggi appare davvero come il grande malato d’Abruzzo.
E purtroppo, a dimostrarlo ci sono i dati con tutta la loro crudezza: nel periodo 2010-2015 il saldo di tutte le imprese (tra iscritte e cancellate) nella nostra regione è stato negativo per 5.406 unità. Nell’artigianato, il saldo negativo è stato di 4.503, realizzando il non invidiabile primato secondo cui ben l’83% di tutta la perdita è da ascrivere al nostro comparto. In termini di occupati questo si traduce in meno 12.000 unità lavorative: insomma, un vero disastro.
In termini percentuali l’Abruzzo, in questo stesso periodo, con il -12,42% (contro un dato nazionale di -7,48%) realizza il primato negativo assoluto tra le regioni italiane. Inoltre, se nei primi 9 mesi del 2016 si torna a registrare un saldo positivo del numero totale delle imprese, l’artigianato al contrario continua a inanellare risultati negativi: infatti il saldo globale è positivo per 348 unità, mentre al contrario l’artigianato registra –514: numero senza il quale il risultato sarebbe stato positivo per ben 862 imprese. E’ utile ricordare che, nell’artigianato e più in generale nel mondo della micro-impresa (cioè quella con un massimo di 9 dipendenti) lavora quasi il 52% di tutti gli occupati della nostra regione che al 30 settembre scorso ammontavano a 482.000 unità.
Naturalmente questa situazione di difficoltà è aggravata da altri fattori che brevemente vogliamo ricordare:
– l’esosità della pressione fiscale esercitata in Abruzzo su famiglie e imprese, che ha generato nel 2016 una percentuale di prelievo sulle aziende superiore al 60%;
– la stasi perdurante del mercato interno;
– la irrisolta inefficienza della macchina burocratica e amministrativa;
– la stretta creditizia che si è abbattuta principalmente sulle micro-imprese;
– le devastanti conseguenze provocate dai terremoti del 2009 e del 2016.
A questo punto la Regione, che è utile ricordare ha competenze esclusive in materia, deve mettere in piedi velocemente un’azione forte e decisiva per contrastare questa situazione e ridare vigore al nostro comparto. Iniziative che devono partire necessariamente da quelle già contenute nella nostra “LEGGE QUADRO REGIONALE n.23 del 2009”, ma che tuttavia non hanno mai trovato pratica applicazione per totale mancanza di risorse disponibili in bilancio: per quanto riguarda i “residui” che potrebbero scaturire dal riaccertamento in corso del bilancio regionale, chiediamo di destinarne una parte importante al finanziamento della Legge Regionale per l’artigianato e alle politiche di rilancio del settore.
Un comparto che, nonostante le difficoltà, ha al suo interno tantissime imprese eccellenti e di qualità che rappresentano il più efficace biglietto da visita del nostro territorio. Imprese che operano anche in molti settori innovativi, pensiamo a tutto “l’artigianato digitale”, alla meccanica di precisione e alle rinnovabili. Che si è avviato nel percorso dell’innovazione e che deve chiedere alla regione, attenzione, risorse e velocità; ma che deve trovare anche al suo interno la forza di superare difficoltà dovute, per esempio, ad un eccessivo “individualismo” che oggi rischia di mettere seriamente fuori gioco migliaia di imprese. Dunque, il rilancio deve partire anche da una nuova consapevolezza degli artigiani che devono trovare nella relazione con gli altri imprenditori, nelle reti e nelle filiere, nella collaborazione con le imprese più strutturate e nello sviluppo “sostenibile”, la nuova frontiera per la loro crescita futura.
Ed ecco le iniziative specifiche che potrebbero essere messe rapidamente in campo per far ripartire l’artigianato. Prima voce per un qualsiasi ragionamento sul settore, resta il credito. Abbiamo sollecitato la Regione, in numerosissime occasioni, a mettere a disposizione dei confidi, nel più breve tempo possibile, le risorse del POR FESR 14-20 che ammontano a 11 milioni di euro. Così come abbiamo richiesto di erogare subito il saldo dell’ultima tranche di fondi concessi a valere sul vecchio programma PAR-FAS. E, insieme ad essi, una parte di quelle del FSC, in attuazione della delibera della Giunta Chiodi che prevedeva di destinare agli organismi di garanzia ulteriori dieci milioni di euro derivanti dai residui sulle misure del Programma. Sempre in tema di credito, occorre mettere l’accento sulle risorse gestite da Artigiancassa: vanno reperiti fondi per finanziare vecchie pratiche già istruite e giacenti in Regione per circa 1,6 milioni di euro, e al fine di garantire l’attività corrente della stessa Artigiancassa (per investimenti e scorte) va ripristinato il relativo fondo ordinario. Quanto poi al “fondo di riassicurazione regionale”, strumento che consente ai confidi di attenuare le perdite per le pratiche non coperte dal fondo centrale di garanzia, chiediamo sia rifinanziato: grazie a questo strumento, per stare ai numeri, con un solo milione investito è possibile riassicurare operazioni per 35 milioni, con un “effetto leva” molto significativo. Infine chiediamo, così come ha fatto la Regione Puglia, di assegnare a patrimonio dei confidi i fondi del POR FESR 07-13 concessi agli stessi come Fondo Rotativo in modo da rafforzarne significativamente le capacita di concedere garanzie a favore delle imprese. In questo ambito assume particolare importanza il ruolo della Finanziaria Abruzzese (Fira) che dovrebbe diventare una società “in-house” della regione e gestire quindi, in questa nuova veste, con più efficacia le misure di aiuto e sostegno alle politiche del credito per le imprese e i confidi.
La seconda voce riguarda la “trasmissione di impresa” il cui regolamento è stato approvato dalla Giunta regionale con deliberazione n°613 del 21 luglio 2015, ed è quindi già pienamente operativo. Si tratta della possibilità di trasferire un’azienda valida ed efficiente da un imprenditore che cessa la propria attività – perché non ha eredi o parenti prossimi in grado di ereditarla – a giovani che vogliono rilevarla. Vari studi hanno indicato che questa tipologia di impresa ha maggiori possibilità di rimanere sul mercato rispetto ad una di nuova costituzione.
La terza misura concerne l’aiuto allo “Start Up”. Anche qui il regolamento è stato predisposto ed approvato con la delibera n. 613 del 21 luglio 2015. L’obiettivo è far rimanere sul mercato le imprese che nascono ma che, purtroppo, per carenza di servizi di accompagnamento adeguati, cessano la loro vita nei primi 3 anni di vita in misura superiore al 50%. Per dare una idea dei numeri di cui parliamo, nel 2015 si sono iscritte all’artigianato 1.827 imprese e ne sono cessate 2.727, mentre nei primi 9 mesi del 2016 gli iscritti sono stati 1488 e i cancellati 2.002. Con le azioni di questa misura si può utilmente prevedere di abbassare significativamente questa percentuale.
Il quarto punto è dedicato alla “formazione”. Dal 2014 al 2016 non sono stati pubblicati bandi a valere sulla nuova programmazione, e questo naturalmente incide negativamente sulla competitività delle imprese. Occorre favorire, così come avviene regolarmente in altre regioni, l’integrazione tra fondi interprofessionali (come Fondartigianato, unico strumento utilizzato in questi anni per finanziare le attività di formazione) e le risorse regionali, in modo da garantire una formazione specifica e di qualità ai dipendenti e ai datori di lavoro.
Per quanto riguarda l’”apprendistato professionalizzante” (quinto tema), va garantito il ripristino immediato dell’attività, attraverso il meccanismo dei voucher, bloccata a sua volta da oltre un anno. Tutto ciò ha determinato la paralisi dell’attività formativa, con un danno evidente a imprese e lavoratori.
In questo ambito, e siamo a sei, occorre considerare la misura della “bottega-scuola”, un istituto tipico dell’artigianato previsto all’art. 25 della legge quadro e che non può essere comparata al programma “Garanzia giovani”, di durata triennale, in cui l’allievo acquisisce in un lasso di tempo così lungo le competenze necessarie per continuare a lavorare, con adeguata qualifica, presso l’azienda che lo ha ospitato oppure avviare una attività in proprio.
La settima misura concerne i “CAT”, “Centri di assistenza tecnica”. Anche in questo caso il regolamento è vigente ed è stato approvato con delibera della giunta regionale n.612 del 21 luglio 2015. Purtroppo la carenza di fondi ha determinato lo scarso successo della misura.
All’ottavo punto va inserito “l’artigianato digitale” (citato espressamente nel nuovo programma industria 4.0) ovvero il processo di digitalizzazione delle micro imprese abruzzesi, che favorisca l’uso delle nuove tecnologie in una condizione in cui il mercato e la produzione si vanno orientando non più verso prodotti standardizzati, ma al contrario sempre più personalizzati, esaltando una caratteristica tipica della creatività artigiana. In questo contesto vanno ricondotte anche le azioni relative all’innovazione e all’internazionalizzazione delle imprese artigiane, già contenute all’interno del Patto per lo sviluppo. Qui andrà sicuramente dato nuovo vigore a tutte quelle forme aggregative che aiutino le imprese a competere meglio sui mercati esteri: e cioè il sostegno alla costruzione di reti e filiere. Pertanto, sia per queste misure che per l’artigianato digitale, andranno previste, nei bandi che usciranno, misure specifiche sul Por-Fesr 14/20 che tengano conto della ridotta dimensione delle imprese. Chiediamo infine alla Regione di attivarsi per realizzare forme di collaborazione specifiche e stringenti con l’Ice e il sistema camerale, per creare progetti mirati che consentano alle micro e piccole imprese di sviluppare attività positive e di successo nel campo del’internazionalizzazione, sia accompagnandole sui mercati esteri e sia svolgendo attività di “incoming” di buyers stranieri nella nostra regione. Ciò permetterebbe, in particolare, di valorizzare quelle assolute eccellenze, pure presenti nella nostra regione, legate a produzioni di qualità realizzate dagli artigiani abruzzesi.
Il nono capitolo riguarda la “restituzione” in tempi certi a cittadini e imprese dei risparmi derivanti dal rientro del debito sanitario.
La decima voce riguarda tutte quelle attività legate “all’artigianato artistico” e alle sue produzioni che, insieme ai prodotti tipici dell’agroalimentare, rappresentano il vero biglietto da visita del territorio, una leva potenziale da utilizzare per lo sviluppo turistico dell’Abruzzo. Anche in questo caso bisogna “rianimare” tutte quelle attività ed organismi, di esclusiva competenza della Regione, in grado di dare senso a questo ragionamento: “l’osservatorio sull’artigianato artistico”, “il disciplinare delle lavorazioni artigianali”, la definizione di “Maestro Artigiano”, il “marchio di qualità”. Tutte attività già svolte e definite, e nella piena disponibilità dell’assessorato alle Attività produttive.
L’ultimo punto riguarda la “bilateralità”. Seguendo l’esperienza storica dell’Edilcassa Abruzzo (Cassa edile artigiana), abbiamo costituito da anni, insieme alle organizzazioni sindacali abruzzesi, l’Ebrart (Ente bilaterale regionale per l’artigianato), che oltre alle prestazioni di welfare di carattere regionale, gestisce dall’inizio dell’anno le attività del Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato (FSBA) che sostenuto direttamente da imprese e lavoratori, darà prestazioni integrative per il sostegno al reddito dei lavoratori nei periodi di crisi aziendale. Relativamente alle prestazioni di welfare che hanno garantito negli anni un sostegno a imprese e lavoratori, chiediamo alla Regione Abruzzo una partecipazione attiva a tali prestazioni.
Per concludere noi pensiamo che, vista la situazione di gravità in cui versa il nostro comparto così come l’abbiamo descritta all’inizio, riteniamo che la regione debba avviare rapidamente le iniziative e le azioni che abbiamo indicato mettendo a disposizione le relative risorse. Faremo una prima verifica a gennaio e, in caso di mancanza di risposte concrete, avvieremo lo stato di agitazione della categoria.