È stata presentata questa mattina l’edizione 2020 della ricerca “Monitor Piccole Imprese”, promossa dalla CNA Piemonte in partnership con UniCredit. Un documento definito “storico” per la singolare situazione congiunturale che stanno attraversando le micro e piccole imprese piemontesi.
Una situazione che non si può solo considerare un elemento di paragone per indici economici, ma diventa una vera e propria testimonianza di un momento storico. Al centro dell’analisi un campione di circa 1500 micro e piccole imprese distribuito su tutto il territorio regionale.
“Gli esiti emersi in questa edizione, in particolare per quel che riguarda la parte congiunturale, risultano unici, difficilmente comparabili con quanto rilevato nelle precedenti edizioni – afferma Daniele Marini, autore della ricerca, professore presso l’Università di Padova e direttore scientifico della divisione Research&Analysis di Community Group – Poiché la cesura nelle condizioni subite è stata (e sarà assai probabilmente anche nel futuro prossimo) molto profonda, si altera la possibilità di un raffronto in condizioni simili”.
“Il mondo che non si era ancora sollevato dalla grave crisi economica del 2008 ha subito un nuovo shock con il sopraggiungere della pandemia e le conseguenti chiusure di negozi e attività – sottolinea il presidente di CNA Piemonte, Fabrizio Actis – Tutto questo ha nuovamente innescato un’ulteriore crisi economica, preceduta da una crisi sanitaria e sociale a cui nessuno di noi era preparato”.
“Quello trascorso – dichiara il regional manager Nord Ovest di UniCredit, Fabrizio Simonini – è stato un anno molto complesso per l’economia italiana e piemontese. Fin dall’inizio della pandemia UniCredit si è messa al tavolo con le associazioni come CNA, le istituzioni e l’ABI, dando il proprio apporto di esperienza e supportando le misure governative”.
Dall’analisi emerge che le imprese artigiane non sono ottimiste, puntano a confermare il capitale umano, ma pensano di ridurre gli investimenti, confermano la collaborazione con la filiera, pagando i fornitori e chiedendo garanzie di pagamenti in un momento in cui la liquidità è davvero “insufficiente”. Le imprese analizzate confermano la diminuzione del fatturato sia per il primo sia per il secondo semestre del 2020. Quattro imprenditori su dieci, inoltre, pensano che la situazione migliorerà entro un anno e risultano avvantaggiati coloro che operano più sul mercato domestico che all’estero.
Per quanto riguarda l’occupazione, dall’analisi emerge che i livelli occupazionali, all’interno delle ditte artigiane e delle piccole imprese nel primo semestre 2020, sono rimasti, per la grande maggioranza dei casi (64,8%), sostanzialmente stabili. Nel contempo, però, la differenza fra chi ha aumentato il proprio organico (3,8%), rispetto a chi l’ha diminuito (31,4%) vede prevalere i secondi, generando così un saldo negativo (-27,6) che peggiora di molto rispetto a quanto rilevato nel 2019 (-7,7) e nel 2018 (-4,0).
Le previsioni sul futuro dell’occupazione delle ditte artigiane e delle piccole imprese, se possibile, è ancor più improntato alla cautela. E comprensibilmente, considerate le attese verso fatturato e domanda.
I tre quarti degli interpellati (75,3%, erano il 64,7% nel 2019) presumono di non assumere o licenziare i propri collaboratori entro la fine del 2020. Nello stesso tempo, però, il numero di coloro che intendono incrementare la platea del personale (4,8%) è nettamente inferiore a quanti prevedono di doverla diminuire (19,9%), realizzando un saldo negativo: -15,1, simile a quello registrato nel 2019 (-15,5), dopo la forte flessione registrata rispetto al 2018 (-7,1).
Infine, la parte prevalente fra gli imprenditori ipotizza di diminuire i propri investimenti nel secondo semestre 2020 (50,5%), una parte consistente (42,3%) ritiene di mantenerli e solo il 7,2% pensa di avere la possibilità di incrementarli. Dunque, il saldo porta un pesante segno “meno” (-43,3), ancor più negativo di quanto rilevato nel 2019 (-32,1) e nel 2018 (-28,1).
“Il nostro compito come Confederazione –conclude Actis – deve essere quello di tutelare le imprese colpite garantendone ancora uno sviluppo futuro”.
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