A causa delle restrizioni dovute all’emergenza Coronavirus nel Veneto, in poco più di un mese, si è perso il 4,4 per cento del PIL annuale, pari a oltre 6,5 miliardi di euro. A stimarlo è l’Osservatorio della CNA regionale. Un risultato a cui si arriva sommando le perdite derivanti dalla chiusura obbligatoria della gran parte delle attività commerciali al dettaglio e servizi alla persona (1,3 miliardi di euro persi) con l’entrata in vigore del DCPM del 22 marzo che ha chiuso, dal 26 dello stesso mese, moltissime attività produttive e interrotto i cantieri delle costruzioni (4 miliardi di euro).
Vanno poi aggiunte le chiusure “volontarie” di almeno 38mila aziende alle prese con carenza di ordini e forniture, ma anche per senso di responsabilità verso i propri dipendenti (1,2 miliardi di euro sfumati). Si tratta di stime prudenziali, poiché la grande maggioranza delle imprese che ancora lavora segnala perdite importanti di fatturato che si aggirano mediamente intorno al -30% / -40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, solo di poco mitigate dal 15% delle imprese che si è attrezzato per le consegne a domicilio.
Lo stop nel periodo analizzato ha interessato circa 276mila aziende (il 64 per cento) e coinvolto 1 milione e 200 mila addetti.
Il DPCM del 10 aprile, i cui effetti si vedranno a partire da questa mattina, non ha spostato molto nel panorama delle riaperture nel mondo dell’artigianato. Si stima che da oggi a riaprire i battenti saranno circa 3mila e 500 attività. La percentuale (64 %) delle chiusure cala dunque, ma di poco, come evidenzia il Presidente di CNA Veneto, Alessandro Conte: “Per l’artigianato in questo momento il lockdown è tutt’altro che soft. Basti pensare che la maggior parte delle imprese dell’edilizia, della meccanica sono praticamente ferme, fatte salve quelle che operano nelle filiere essenziali. Per non parlare dei comparti della moda, del benessere (parrucchieri, estetiste) e dell’artistico tradizionale (orafi, restauratori), dove il fermo è totale. Ma non siamo qui solo ad elencare le difficoltà, chiediamo piuttosto alle istituzioni di interloquire sulle istanze dell’artigianato che non sono quelle dell’industria in generale”.
Per questo CNA Veneto ha scritto alla Regione: “E’ fondamentale usare questi quindici giorni per organizzare il piano delle riaperture, ma per l’artigianato che ha caratteristiche diverse da quelle degli altri settori, servono soluzioni specifiche – dichiara il segretario della CNA regionale, Matteo Ribon – Non dimentichiamoci che gli artigiani sono i veri rappresentanti del Made in Italy: moda, food, meccanica e legno arredo, solo per citarne alcuni, possono essere la strada maestra per la ripresa, soprattutto guardando alle necessità legate all’export”.
CNA Veneto ha, inoltre, condotto un’indagine tramite questionario online a cui hanno risposto oltre 500 imprese del Veneto. Dall’inizio dell’emergenza, nel complesso due terzi delle aziende ha visto ridursi gli incassi di oltre il 50%, mentre meno di una su cinque ha riscontrato riduzioni inferiori al 20%. Le più colpite, ovviamente, sono le imprese di servizi. Il sentiment delle imprese sull’evoluzione della situazione a breve termine rileva circa il 60% di pessimisti su un miglioramento della condizione di lavoro delle imprese nel breve termine. A fare ricorso alla cassa integrazione è stato l’82% delle imprese con dipendenti, a cui si potrebbe aggiungere un ulteriore 16% che pensa di farne ricorso a breve. Il 50% ha messo in ferie tutti o parte dei dipendenti, mentre il 10% ha attivato lo smart working ed il 14% lo farà a breve. Sei imprese su 10 lamentano una riduzione della liquidità (59%), a cui si aggiunge un ulteriore 16% con ridimensionamenti tra il 20 ed il 50%. Si sta dunque profilando una emergenza di liquidità per almeno due imprese su tre. Nel sistema di concessione di credito alle piccole imprese, e in particolare di quelle artigiane, si inseriscono i Consorzi di Garanzia Fidi, soggetto intermediario che consente di far ottenere prestiti alle imprese fornendo le necessarie garanzie. Sviluppo Artigiano ha deliberato garanzie a favore delle imprese venete nel 2019 per oltre 150 milioni di euro, consentendo a 2.260 aziende di ottenere nel complesso circa 293 milioni di euro di prestiti. Nel solo primo trimestre 2020 sono state oltre 600 le aziende che hanno ottenuto i prestiti richiesti, per un totale di oltre 65 milioni di euro. Il credito erogato attraverso le garanzie di Sviluppo Artigiano è più “sano” di quello complessivamente considerato: il tasso di decadimento dei prestiti, quindi la quota di sofferenze sul totale del credito erogato, è del 3,6% (in riduzione rispetto al 4% del 2018), cui si aggiunge il 3,1% di inadempienze probabili, percentuali più basse del 7% / 9% registrate a livello complessivo.
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