Basso costo del lavoro significa non solo bassa produttività ma anche minore remuneratività degli investimenti e minori profitti. Le Marche delle micro e delle piccole imprese possono recuperare efficienza solo puntando all’innovazione, alle nuove tecnologie, alla formazione del lavoro e dell’imprenditoria. Un’indagine del Centro Studi Cna Marche.
Basso costo del lavoro e basso valore aggiunto. Nelle imprese marchigiane il costo del lavoro per dipendente è inferiore rispetto alla media nazionale (29.700 euro contro un costo medio di 34.400 euro) ed è superiore solo a quello delle regioni del Sud. Il costo del lavoro più alto si ha in Lombardia con 40 mila euro e quello più basso in Calabria con 25 mila euro. Ma ad un costo del lavoro più alto corrisponde anche la capacità di creare un valore aggiunto per addetto più alto, e quindi più ricchezza. Nelle imprese marchigiane il valore aggiunto per addetto è di 34.700 euro rispetto ad una media nazionale di 42.700 euro. Anche in questo caso le Marche precedono soltanto le sette regioni del Mezzogiorno. Il valore aggiunto più alto si ha in Lombardia con 52.600 euro per addetto e quello più basso in Calabria (26.900 euro). Le due graduatorie del costo del lavoro e del valore aggiunto coincidono perfettamente. Ad affermarlo è la Cna Marche, il cui Centro Studi ha elaborato gli ultimi dati Istat.
Lo studio della Cna Marche dimostra che basso costo del lavoro significa non solo bassa produttività ma anche minore remuneratività degli investimenti e minori profitti. Le Marche delle micro e delle piccole imprese possono recuperare efficienza solo puntando all’innovazione, alle nuove tecnologie, alla formazione del lavoro e dell’imprenditoria.
Infatti, non solo nelle regioni a più basso costo del lavoro si verifica anche una minore capacità di produrre ricchezza (il valore aggiunto per addetto tende ad essere più basso) ma anche che per le regioni a più alto costo del lavoro, tale capacità risulta proporzionalmente sempre più alta. Insomma la redditività e la capacità di produrre profitti sono più elevate in corrispondenza di più alti livelli del costo del lavoro.
Nella nostra regione il basso costo del lavoro è originato dalla non alta qualificazione della manodopera in molte imprese impegnate in produzioni a basso contenuto di tecnologie e di conoscenza. La forte concorrenza che si crea tra tante piccole imprese specializzate operanti in una filiera, può indurre parte di esse a cercare di risparmiare sui costi del lavoro piuttosto che a sviluppare strumenti per aumentare il valore aggiunto prodotto.
“Le nostre imprese di micro e piccole dimensioni” commentano il presidente Cna Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini “devono invece essere poste nelle condizioni di investire in tecnologie e formazione, per poter accrescere i propri margini di redditività e la propria capacità di adeguarsi alle sfide della concorrenza su mercati remunerativi e impegnativi in modo da reagire positivamente alla stagnazione e non solo in maniera difensiva. Se è vero che le nostre realtà di micro e piccola impresa sono di particolare importanza per il livello di benessere e la ricchezza del Paese, perché con le loro produzioni di arredi, di vestiario, di macchinari e attrezzature, di generi alimentari costituiscono la parte più importante dell’offerta per i consumatori, allora occorre metterle in condizione di accrescere la loro redditività puntando sulla qualificazione dei dipendenti. Per far questo vanno sostenuti soprattutto i processi di formazione e di investimento ed i progetti di animazione della domanda e di qualificazione dell’offerta perché la sfida della produttività e della competitività si affronta e si vince con un impegno di lunga durata sul terreno della ricerca e dell’innovazione”.