Nel 2015 in Sardegna sono stati effettuali interventi di rinnovo edilizio veicolati da agevolazioni fiscali per un importo pari a 378 milioni di euro. Ovvero quasi il 30% del rinnovo edilizio privato complessivo dell’anno, stimato in 1,3 miliardi di euro (tra residenziale e non residenziale). Lo rivela una ricerca del Centro Studi della Cna Sardegna sugli effetti nella nostra regione degli incentivi statali al rinnovo edilizio. Se si considera che gli incentivi riguardano in via prioritaria il segmento residenziale, il risultato – rivela lo studio – è che le agevolazioni fiscali hanno veicolato il 45% degli investimenti per rinnovare le abitazioni, pari nelle stime per il 2015 a circa 840 milioni.
“Gli incentivi per il rinnovo, generico o finalizzato all’efficienza energetica, hanno nel tempo consolidato il proprio ruolo, fornendo uno stimolo fondamentale alla spesa per manutenzione del patrimonio edilizio esistente“, commentano Francesco Porcu e Mauro Zanda, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente regionale della Cna Costruzioni.
Importanti le ricadute delle agevolazioni statali sull’occupazione in Sardegna. La Cna sarda stima infatti che lo scorso anno il meccanismo di agevolazione abbia dato lavoro a circa 3.800 occupati, considerando solo quelli diretti. Una cifra che sale a 5.700 considerando anche l’indotto che rappresenta il 15% degli occupati nelle costruzioni in Sardegna (fonte Istat, 2015).
Sebbene si tratti di un ambito di mercato estremamente importante, lo studio dell’associazione artigiana rivela alcune criticità. La prima riguarda la dinamica del 2015, quando la spesa per rinnovo edilizio incentivato ha frenato, in Sardegna come nel resto d’Italia, probabilmente a causa dell’incertezza (nella prima parte dell’anno) sull’effettiva proroga degli incentivi alle aliquote maggiorate, ma soprattutto a causa dell’aumento dell’aliquota della ritenuta d’acconto sui bonifici effettuati dai promotori dell’intervento, passata a gennaio 2015 dal 4 all’8%.
Questo, rileva lo studio Cna, insieme a una generale situazione di fragilità e instabilità economica, può avere mutato le intenzioni di intraprendere lavori di ristrutturazione in interventi più “modesti” di rinnovo non assistiti da incentivi. Questa considerazione trova conferma nella crescita registrata nel 2015 dagli interventi di rinnovo non assistito.
Inoltre, nel confronto con il dato medio nazionale, il risultato regionale risulta sottotono. Nel 2015 in media in Italia gli incentivi hanno trainato quasi il 53% degli investimenti di rinnovo abitativo, quasi 10 punti percentuali in più rispetto al dato regionale. Ciò non toglie che gli incentivi abbiano svolto un ruolo importante e la dinamica registrata nel 2015 potrebbe invertirsi nell’anno in corso: stando ai dati del Ministero delle Finanze sulla ritenuta d’acconto sui bonifici bancari, tra gennaio e aprile 2016 il valore complessivo dei lavori incentivati, in Italia, è balzato del 39%, recuperando la forte riduzione osservata nello stesso periodo 2015.
Con le differenze che caratterizzano il mercato regionale, dove come detto il ricorso agli incentivi è relativamente inferiore rispetto ad altri territori, la progressione di crescita è evidente, come indica l’incidenza del rinnovo incentivato sul totale residenziale: fino al 2008 era inferiore al 20%, nel 2009 lo ha superato per raggiungere il 50% nel 2013.
“Il 2015 – commentano Francesco Porcu e Mauro Zanda – ha rappresentato un anno di incertezza, siamo 10 punto al di sotto la media nazionale – hanno pesato in negativo la rimodulazione del piano casa dimostratasi pasticciata e l’assenza della tanto attesa legge di riforma del governo del territorio: legge urbanistica e rivisitazione del P.P.R, che ci auguriamo vengano approvati nell’anno in corso “.