Da Chinesiologo a naturopata migliaia al lavoro per benessere naturale
Sono un esercito variegato, composto da centinaia di migliaia di professionisti, diversi per formazione e mestiere esercitato, ma accomunati dallo stesso obiettivo: il benessere naturale delle persone. E’ l’esercito dei naturopati, chinesiologi, osteopati, counselor (professionisti della relazione di aiuto e ascolto, ndr), arteterapeuti, psicomotricisti tanto per citare alcune delle specialità più conosciute.
“Sono tutte professioni -spiega a Labitalia Giorgio Berloffa, presidente dei chinesiologi e anche di Cna Professioni- non riconosciute da un decreto o da leggi, ma che ruotano attorno alla salute del cittadino. A praticarle sono centinaia di migliaia di esperti e, tra quelle dove si contano più professionisti, ci sono quelle legate al movimento. Ad esempio i chinesiologi, gli unici che per far parte della categoria devono essere in possesso della laurea in scienze motorie, sono decine di migliaia”.
In Italia sono anche presenti “circa 5.000 osteopati, altrettanti naturopati, almeno 1.500 counselor e circa 400 chiropratici”, dice Berloffa citando alcune delle tecniche più note.
La formazione è molto eterogenea. Si va dalla laurea, come nel caso dei chinesiologi, a percorsi formativi di alcune settimane. In alcuni casi, come quello dei chiropratici, ci sono professionisti che hanno studiato nelle scuole accreditate presenti all’estero ma assenti in Italia. In mancanza di una regola comune, dice Berloffa, “ogni associazione sta cercando di definire o ha già definito il corretto percorso formativo”.
Spesso si tratta di tecniche antiche. “Quelle del movimento venivano praticate nell’antica Grecia o a Roma dai gladiatori, mentre più recenti sono le tecniche dell’osteopatia, nate ai primi del ‘900 e anche quella branca di terapie basate sull’arte, sulla musica o sulla danza”, ricorda Berloffa.
“La domanda di queste prestazioni è comunque in aumento -spiega Berloffa- ed è collegata a un approccio alla cura che non si basa sul farmaco, ma su altre metodiche, spesso fisiche e comunque naturali e senza controindicazioni”.
“E c’è da dire -osserva Berloffa- che purtroppo con la crisi e il ‘restringimento’ del mercato, si accentua la concorrenza anche con la parte sanitaria delle professioni”.
Accade così, spiega Berloffa, “che lo psicologo non veda di buon occhio il counselor o le ostetriche osteggino le doule (figure assistenziali non mediche e non sanitarie che supportano le donne dalla gravidanza al post-partum, ndr)”.
All’estero va meglio, dice Berloffa, “perchè il fenomeno degli Ordini professionali è tipico solo dell’Italia”.
pubblicato il 28/1/2015 su Adnkronos.com