La nota di aggiornamento al DEF 2016, approvata dal Consiglio dei Ministri, rivede le stime formulate ad aprile sull’andamento dell’economia e della finanza pubblica per i prossimi anni, in ragione del deterioramento del quadro economico internazionale materializzatosi nel corso degli ultimi mesi.
Nel 2016 il Pil crescerà del +0,8%, due decimi di punto in meno rispetto alle precedenti previsioni formulate in aprile. Per quanto riguarda invece il 2017, la crescita tendenziale del Pil reale (ossia prima della manovra di finanza pubblica delineata nella nota di Aggiornamento al DEF) risulta dimezzata rispetto alle stime di aprile dal +1,2% al +0,6%. Con la manovra finanziaria per il 2017, il Governo prevede di recuperare quattro decimi cosicché nel quadro programmatico del DEF la crescita è stimata al +1,0%.
Il confronto tra quadro tendenziale e quadro programmatico rende evidente che il recupero del PIL che il Governo intende conseguire (come si è detto quattro decimi di punto) deriva in particolare dagli investimenti. Questi, nel 2017, crescerebbero del +3,2%, più del doppio rispetto a quanto prospettato nel quadro tendenziale (+1,5%). Più contenuto, ma comunque significativo, l’impulso di cui beneficerebbero i consumi finali nazionali (+0,8% nel quadro programmatico vs il +0,4% definito nel quadro tendenziale).
Complessivamente l’obiettivo programmatico del Governo per il 2017 appare ambizioso ma la crescita dell’economia resta comunque bassa e rende ancora lontana la possibilità di recuperare i livelli di ricchezza pre-crisi.
Tra le misure varate nel corso del 2016, sulla base delle quali il Governo ha definito il quadro programmatico, figurano:
- il congelamento degli aumenti IVA previsti dalla legislazione vigente;
- il rafforzamento degli incentivi fiscali per le imprese già previsti da precedenti disposizioni normative;
- investimenti pubblici infrastrutturali e ambientali. In questo ambito è il caso di ricordare il Fondo di Coesione Territoriale che stanzia 40 miliardi ripartiti tra il Masterplan per il Mezzogiorno, l’implementazione delle infrastrutture di trasporto ferroviario (cura del ferro), il potenziamento e il completamento degli assi viari da realizzare con appositi fondi destinati all’Anas);
- nuove leve per la ripresa dell’accumulazione di capitale. Tra queste: il rifinanziamento del “Superammortamento; la proroga e il potenziamento del credito di imposta per la R&S; la modifica della detassazione dei premi di produttività; il rifinanziamento del Fondo di Garanzia per le PMI;
- interventi a sostegno ai pensionati a rischio di povertà e per favorire l’ingresso nel sistema previdenziale.
- Interventi di sostegno a favore delle famiglie (80 euro).
L’effetto di queste misure sulla crescita rispetto al quadro programmatico viene illustrato nel DEF raggruppandole secondo la tipologia.
Per quanto riguarda invece il finanziamento delle misure riportate nella Nota di Aggiornamento al DEF, questo poggia sulla lotta all’evasione e all’elusione fiscale e sulla razionalizzazione della spesa, . la cui incidenza sul Pil al netto degli interessi dovrebbe ridursi dal 46,2% del 2015 al 43,5% del 2019.
La razionalizzazione della spesa pubblica avviene attraverso una diminuzione drastica delle spese correnti. Considerato che nel periodo 2015-2019 l’incidenza delle spese finali al netto degli interessi si riduce di 2,7 punti percentuali, è importante rilevare che i 2/3 di questa riduzione (-1,8 punti) è realizzata proprio sulle spese correnti e, in particolare sui redditi da lavoro dipendente (-0,8 punti) e sui consumi intermedi (-0,5 punti).
Diminuisce anche il peso delle spese in conto capitale (-0,9 punti) ma, tra queste, rimane invariato quello degli investimenti fissi lordi.
La composizione delle entrate appare invece più stabile nel tempo. Tra il 2015 e il 2019, in percentuale del Pil, si osserva una diminuzione complessiva di sette decimi di punto (dal 47,8% al 46,9% imputabile quasi esclusivamente all’andamento delle imposte indirette il cui peso sul Pil diminuisce infatti dello 0,7%. La stessa variazione si riscontra per la pressione fiscale (totale entrate tributarie + contributi sociali in percentuale del Pil).
L’evoluzione del rapporto deficit/Pil
Le nuove stime relative alla crescita impattano ovviamente anche sul livello del rapporto deficit/PIL.
L’obiettivo di indebitamento tendenziale per il 2017 sale dall’1,4% del DEF all’1,6% nella Nota di Aggiornamento. La manovra per l’anno per il 2017, di segno espansivo, porta l’indicatore al 2,0% nel quadro programmatico. Si tratta di una stima prudenziale. Secondo il Governo, infatti, nel 2017, il rapporto deficit/PIL potrebbe essere innalzato fino a un massimo di quattro decimi di punto in ragione degli accadimenti eccezionali – emergenza migranti e spese per mettere in sicurezza il territorio e il patrimonio abitativo in seguito al sisma di agosto – che il Paese si trova a fronteggiare.