Ormai da diverso tempo si continua a parlare di Falconara Marittima come città che perde pezzi storici di commercio, in seguito alla chiusura di note attività, che hanno visto crescere intere generazioni.
CNA ha deciso di analizzare a fondo la questione, dati alla mano, convinta che, per dirla con le parole del segretario di zona, Andrea Cantori, “comprendere e capire l’andamento di un sistema economico territoriale da dati numerici è fuorviante. Non è possibile infatti dire che un territorio è in crisi solo ed esclusivamente da un dato (la consistenza annuale in tendenza) perché occorre comprendere altri dati”.
Partendo comunque dai numeri, nel caso specifico da un’elaborazione del Centro Studi CNA su dati Infocamere, si deduce che il comune di Falconara (dal 2009 a metà 2018) perde imprese (-72), ma in misura minore rispetto al capoluogo (-271) e alla provincia (quindi sembra reggere di più rispetto alla crisi). Se però si confrontano i dati con quelli del comune più consistente della stessa zona a nord di Ancona (Chiaravalle: +4) risulta invece che la performance di Falconara è decisamente peggiore.
“Questa elaborazione – spiega Cantori – ci dice quante imprese sono ancora attive negli anni considerati, depurate dalle cessate, fallite, inattive etc., quindi sono solo ed esclusivamente quelle attive, ma non ci dice di che tipo di imprese stiamo parlando. Ovvero, sotto il profilo qualitativo muoiono grandi imprese con tecnologia e know how oppure con marchi di proprietà o con prodotti finiti e nascono piccole imprese contoterziste e a bassa conoscenza? Sono imprese che hanno una redditività alta oppure riescono appena a sopravvivere? Sul fronte risorse umane muoiono imprese con dipendenti e nascono imprese individuali? I numeri non offrono queste risposte, che pure sono essenziali per capire che tipo di problema esiste, se effettivamente esiste”.
Ancora, l’analisi del Centro Studi CNA indica che i valori in diminuzione più significativi dal 2009 ad oggi riguardano il commercio e i servizi logistici (due comparti importanti per Falconara, anche data la presenza di Api e Aeroporto). Questi due comparti però sono in crisi in tutta la provincia (il commercio in tutta Italia). Quindi su questo fronte Falconara è sicuramente in tendenza.
Importante, secondo la CNA, è anche capire l’andamento della popolazione nella zona in questione. CNA fa notare che dal 2011 ad oggi le città limitrofe all’area interessata hanno un andamento come segue (dati Istat): Agugliano passa da 4.870 a 4.875 con un aumento di 5 abitanti; Ancona passa da 100.465 a 100.696 con un aumento di 231 ab.; Camerata Picena passa da 2420 a 2.574 (+154); Chiaravalle da 14.877 a 14.800 (-77); Falconara da 26.720 a 26.331 (-389); Jesi da 40.199 a 40.318 (+119); Montemarciano da 10.095 a 9.930 (-165).
“In 6 anni – dichiara Cantori – l’area in questione è diminuita di 122 unità. Ciò conferma il trend non solo di questa area geografica, ma dell’intera provincia, che vede dal 2011 un’inversione di tendenza nella crescita della popolazione, accentuata probabilmente da una crisi economica sempre più forte. In sostanza Falconara vede un trend socio-economico simile alla dinamica provinciale. Un elemento che però aggrava questa tendenza è l’elevato debito pubblico, eredità di passate amministrazioni, che fino ad ora ha impedito all’ente pubblico di fare i necessari investimenti che permetterebbero di dare lavoro, da una parte, e di risolvere alcuni problemi di infrastrutture cittadine, dall’altra. Questo è il problema principale di Falconara, che va ad aggiungersi alla presenza di grandi industrie con risvolti ambientali (petrolifere e collegate ai prodotti petroliferi come il bitume) e ad infrastrutture viarie impattanti (aeroporto)”.