Quasi 396mila, appena il 2,1% rispetto ai 387mila dell’anno precedente. Frena l’immigrazione in Toscana, complice le conseguenze di una crisi economica globale che, almeno per tutto il 2014, hanno continuato a far sentire tutti i loro effetti investendo in modo particolare gli “immigrati” toscani. Con una duplice pesante conseguenza: per il secondo anno consecutivo i lavoratori stranieri, pari complessivamente a 246mila persone, sono diminuiti (-1,1% rispetto al 2013) e anche il saldo fra nuove assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro è stato di segno negativo (-816) al pari del flusso di rimesse inviate nei Paesi d’origine ridottesi del 2,7% passando dai 604milioni del 2013 ai 587 dell’anno successivo. A scattare la fotografica dell’immigrazione sono i numeri del “Dossier Statistico Immigrazione 2015”, l’annuario, realizzato dal Centro Studi Idos in collaborazione con la rivista “Confronti” e con il sostegno dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e l’otto per mille della Chiesa Valdese, giunto alla 25esima edizione e presentato pubblicamente stamani (giovedi 29 ottobre) nella sede di Cna Toscana a Firenze e contemporaneamente a Roma e in altri 19 capoluoghi regionali altre venti città d’Italia.
Toscana regione d’immigrazione: è straniero un residente su 10. L’effetto della crisi è attestato anche dai 14.737 permessi di soggiorno per lavoro e motivi familiari scaduti e non rinnovati, quasi sicuramente appartenuti a immigrati che hanno perso l’occupazione e non stati più nelle condizioni di rinnovarlo e forse anche dai 9.365 cittadini che nel 2014 si sono iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e lasciato la regione andando ad aggiungersi agli altri 139mila emigrati toscani già all’estero da tempo. Nonostante tutto, però, «la Toscana rimane una delle grandi regioni d’immigrazione di Italia e d’Europa – spiegano Francesco Paletti e Federico Russo della redazione toscana del “Dossier Immigrazione” – come emerge chiaramente guardando all’incidenza degli immigrati sulla popolazione residente, pari al 10,5% e nettamente superiore sia alla media nazionale (8,2%) che a quella dell’Ue (6,7%)».
La distribuzione territoriale: due immigrati su tre vivono nella c.d. “Toscana dell’Arno”. Il contesto territoriale in cui continua a concentrarsi la maggior parte delle comunità straniere rimane la c.d. “Toscana dell’Arno”, quella che ospita i principali distretti industriali e che va da Arezzo a Pisa passando per le province di Prato e Firenze. E’ nei territori lungo il fiume più importante della Toscana, infatti, che vivono oltre i due terzi degli immigrati (272.675 persone, pari al 68,9% di tutti gli immigrati) e sono proprio le province attraversate dall’Arno quelle che realizzano le incidenze più significative: anche quest’anno, infatti, la graduatoria regionale è guidata da Prato (qui è straniero il 15,8% dei residenti) seguita da Firenze (12,5%).
Le provenienze: romeni, albanesi e cinesi le comunità più numerose. Oltre la metà (56,4%) degli immigrati “toscani” è europeo, quasi un quarto (22,3%) asiatico, poco meno di un sesto (14,6%) africano e il 6,6% americano. La comunità più numerosa rimane quella della Romania (83.244 persone), seguita da Albania (70.219) e Cina (43.427). I primi dieci gruppi nazionali comprendono anche Marocco (27.886), Filippine (13.131), Ucraina (11.285), Senegal (11.232), Perù (10.892), Polonia (8.856) e Sri Lanka (6.336).
“Seconda generazione” a scuola: 66mila alunni, il 56% è nato in Italia. Dati che raccontano di come, ormai da tempo, gli immigrati costituiscano una componente strutturale e sempre più rilevante della popolazione regionale. Basta guardare fra i banchi delle scuole toscane per rendersene conto: gli alunni stranieri iscritti all’anno scolastico 2014/15, infatti, sono 65.917 per un’incidenza sul totale della popolazione studentesca del 13% che sale al 14,2% nelle scuole dell’infanzia 13,8% in quelle primarie e al 14,1% nelle secondarie di primo grado e scende al 10,6% nelle secondarie. Si aggiunga, poi, che oltre la metà degli alunni stranieri “toscani” è tale solo dal punto di vista normativo ma in realtà è nato e cresciuto in Italia: complessivamente si tratta di 37.177 studenti pari al 56,4% di tutti gli iscritti stranieri (contro il 55,3% nazionale) e che raggiunge l’incidenza più elevata nelle scuole dell’infanzia (85,1%) per poi progressivamente calare sia alle Primarie (71%) che alle Secondarie di I (47,3%) e II grado (21%).
Lavoro autonomo: il 12,1% delle imprese è di proprietà d’immigrati. Significativi del grado di radicamento territoriale raggiunto da molte comunità straniere sono anche i numeri relativi alle imprese di proprietà d’immigrati con sede in Toscana: si tratta di 49.955 imprese, quasi tutte di piccolissime dimensioni se non a gestione individuale, pari al 12,1% del totale, una percentuale non trascurabile che situa la regione ben al di sopra della media nazionale (8,7%). L’incidenza di queste imprese è massima a Prato (25,4%), seguita nell’ordine da Firenze (14,3%), Pisa (12,1%), Massa Carrara (10,5%), Pistoia (10,2%), Livorno (9,8%), Arezzo (9,6%), Lucca (9,3%), Siena (7,4%) e Grosseto (6,7%).
Previdenza, extracomunitari il 13,2% degli occupati, ma incassano solo lo 0,2% delle pensioni. Numeri che raccontano anche di come l’immigrazione sia una risorsa importante per tutto il territorio regionale. In primo luogo sotto il profilo demografico: il 21,2% di tutti gli stranieri “toscani”, infatti, ha meno di 14 anni e solo il 3,8% ne ha più di 65 a fronte di incidenze praticamente opposte sul totale della popolazione residente in cui gli “under 14” si fermano al 12,9% e gli ultrasessantacinquenni arrivano al 24,4%. Molto importante anche il sostegno garantito al sistema previdenziale che può essere stimato indirettamente tenendo conto che nel 2014 in Toscana sono state corrisposte 2.318 pensioni a cittadini extracomunitari, pari allo 0,2% del totale delle pensioni pagate in regione (non si dispone purtroppo del numero di pensioni di cui sono titolari i cittadini comunitari). Dunque ad oggi gli occupati extracomunitari sono il 13,2% di tutti gli occupati toscani, ma incassano soltanto lo 0,2% delle pensioni. Si conferma così il loro positivo contributo agli equilibri del sistema previdenziale.
Il punto di vista di CNA. «Per noi sono in particolare due i dati interessanti che emergono dal Rapporto Immigrazione che presentiamo stamani – dichiara il Presidente CNA Toscana Valter Tamburini – Mi riferisco al fatto che nel 2014 sono le imprese da uno a nove addetti a impiegare la quota preponderante degli occupati nati all’estero e più di tre nuovi assunti su quattro hanno cominciato a lavorare in una micro-impresa. Una ulteriore riprova del valore e della funzione sociale di artigianato e piccola impresa, attività legate al territorio che su questo distribuiscono lavoro e benessere. Inoltre nel 2014, le imprese a gestione immigrata che operano in Toscana sono 49.955, il 12,1% del totale, una percentuale non trascurabile che colloca la regione ben al di sopra della media nazionale. Siamo di fronte a numeri che confermano il trend in crescita, un segnale positivo che dimostra una volontà di integrazione e di emersione dal sommerso che va sostenuta e incoraggiata». Commenta il Presidente Tamburini: «Si tratta di piccoli imprenditori che si sono rimboccate le maniche per ritagliarsi un presente ed un futuro dignitosi nella nostra regione. Se i piccoli imprenditori toscani hanno difficoltà nell’accesso al credito, per gli immigrati che vogliono avviare un’impresa, specialmente se extracomunitari, è questo l’ostacolo più difficile. Ed è proprio su burocrazia, credito e formazione che la CNA dà un sostegno importante agli imprenditori immigrati, con servizi di orientamento, consulenza e assistenza per il disbrigo delle pratiche amministrative, nell’ottica di una più avanzata idea di rappresentanza, che non può non coinvolgere questa categoria di imprenditori in costante crescita ed ormai fenomeno strutturale delle vita economica del Paese».