“Calzolai, norcini, rilegatori, ricamatrici, barbieri, arrotini, sarti, ombrellai, scalpellini. Con la chiusura delle botteghe e dei laboratori, la crisi si porta via i vecchi mestieri artigiani che hanno caratterizzato la vita quotidiana dei paesi e delle città marchigiane, dove c’era una bottega sotto ogni campanile.” Il grido d’allarme viene lanciato dai presidenti di Cna Marche Gino Sabatini e di Confartigianato Marche Salvatore Fortuna, secondo i quali alcune professioni storiche dell’artigianato stanno scomparendo. Vuoi per le profonde trasformazioni tecnologiche che i rispettivi settori stanno subendo, vuoi per il fatto che i giovani non si avvicinano più a questi mestieri.
Nel 2014 nella nostra regione hanno chiuso i battenti 4.006 attività artigiane mentre soltanto un 3.226 si sono iscritte all’Albo delle imprese delle Camere di commercio, con un saldo negativo di 780 aziende.
Oltre ai mestieri tradizionali, secondo CNA e Confartigianato Marche, che hanno elaborato i dati Movimprese, le difficoltà hanno riguardato soprattutto le professioni legate all’edilizia: muratori, lattonieri, posatori, elettricisti, idraulici, stanno vivendo tempi difficili e molti lo scorso anno sono stati costretti a chiudere definitivamente la saracinesca della propria attività. La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali.
Le imprese artigiane delle Marche legate al settore edile, sono passate in dodici mesi da 17.202 a 16.686, con un calo di 516 attività. Pesante anche il bilancio dei distretti manifatturieri, con il calzaturiero che perde 119 aziende, la meccanica 95 e il mobile 51, Complessivamente le attività manifatturiere delle Marche calano da 14.156 a 13.883 (-273).
Dall’analisi delle iscrizioni e cessazioni di attività in base alla ragione sociale, arriva la conferma che sono le botteghe e di laboratori artigiani individuali a pagare il prezzo più alto alla crisi (-620), seguite dalle società di persone (-283) mentre aumentano le srl artigiane (+115) che però sono soltanto 3.572 su un totale di 48.041 imprese artigiane.
Guardando ai dati territoriali, Pesaro Urbino risulta la provincia che ha registrato il risultato peggiore (-227 artigiani), seguita da macerata (-203), Fermo (-139), Ascoli Piceno (-130) ed Ancona (-81).
Un anno tutto in negativo, il 2014, per l’artigianato marchigiano, con i risultati peggiori che si sono avuti nel primo trimestre (-602 imprese), seguito da una breve e illusoria tregua tra aprile e giugno (+38) e con gli ultimi due trimestri che hanno visto rispettivamente la perdita di 105 e 111 aziende.
“Per cercare di far ripartire le micro e piccole imprese artigiane” sostengono Sabatini e Fortuna “servono interventi per snellire la burocrazia, un maggior sostegno ai Confidi artigiani per il credito alle imprese, una ripartenza degli appalti pubblici legati alle piccole imprese locali e misure per rilanciare i consumi delle famiglie. Dai candidati alle prossime elezioni regionali ci aspettiamo impegni su questi settori”.