Nel 2017 nell’Unione Europea sono state prodotte 5,4 milioni di tonnellate di pasta per un valore di 5,3 miliardi di euro. La pasta prodotta è aumentata di circa il 60% rispetto al 2007.
Lo comunica l’Eurostat specificando che, in maniera non sorprendente, l’Italia è il produttore di pasta leader incontrastato a livello mondiale. Con 3,6 milioni di tonnellate, la pasta italiana risulta pari al 67% di quella prodotta complessivamente nell’Unione Europea sia in termini di quantità che di valore. L’Italia è anche il primo esportatore europeo con il 76% di fatturato realizzato sui mercati esteri.
I principali paesi europei importatori di pasta sono la Germania (363mila tonnellate nel 2017, pari al 25% dell’import complessivo di pasta dei paesi UE) e la Francia (337mila tonnellate, pario al 23% del totale). Al di fuori del perimetro UE, invece, i principali paesi importatori sono gli Stati Uniti (167mila tonnellate, pari al 21% del totale delle esportazioni extra-EU di pasta) e il Giappone (77mila tonnellate, pari al 10%).
Il primato italiano è frutto di un sistema produttivo nel quale le imprese di piccola dimensione hanno un ruolo cruciale. Le micro imprese impegnate nel settore della produzione di pasta sono infatti 3.760 pari al 92,7% del totale mentre gli addetti superano le 9mila unità pari al 36,3% della base occupazionale.
Si tratta di dati spesso sottovalutati ma che meritano di essere sottolineati. Oltre a essere identificata come una eccellenza del Made in Italy apprezzata in tutto il mondo, la pasta italiana è un alimento sicuro, economico ed evocativo di tradizioni culinarie tipiche di alcuni territori italiani. in definitiva è un patrimonio culturale ed economico alla cui realizzazione contribuisce da sempre un esercito di micro e piccole imprese
“È vero che il trend produttivo della pasta è in aumento” afferma il portavoce dei Pastai della CNA Stefano Uccella “ma nei valori globali complessivi non va trascurato il ruolo che riveste la pasta fresca e le sue varianti ripiene, spesso prodotte da pastifici artigianali. Infatti rispetto agli anni passati la produzione è aumentata del 4,3%. L’offerta si è ampliata con nuove proposte salutistiche legate alla generale ricerca del benessere, alla selezione di materie prime sempre più ricercate e nobili. Sono soprattutto le imprese più piccole quelle più attente e disponibili a produrre innovazione anche su trend di consumi ormai consolidati”.