Bianco di polvere e di pietra di Vicenza. Le impronte nel lungo corridoio che attraversa il capannone degli “stonebreakers” a Este (Padova), marchiano il silenzio del lavoro sospeso.
Scalpellini manuali e elettrici, frese, trapani, strumenti del mestiere, banchi da lavoro, postazioni. Tutto appare leggermente velato da un soffio di polvere bianca. Qua e là, in ordine sparso, massi di pietra semilavorata e sculture finite o in corso d’opera.
Gualtiero Molesini è rimasto l’ultimo stonebreaker di una storia che parte dal 1994 e che per fortuna non si è conclusa.
Diplomato all’istituto d’arte Corradini di Este, ha frequentato l’Accademia delle belle arti di Venezia. A 16 anni sapeva già che avrebbe fatto lo scultore. “Questa predisposizione era legata a un mio stato interiore – ci racconta Gualtiero – Scolpire mi ha salvato da un sacco di cose”.
Ha lavorato in bottega e ha presto imparato i segreti del mestiere, diventando custode di tecniche tramandate da grandi maestri.
Nel suo studio, atmosfere da atelier, lampade di design moderno, lo stampo originale della Venere de’ Medici, la Venus pudica del I sec. A.C. di Cleomene di Apollodoro. Un ambiente reso ancora più particolare dalla stufa a legna che riscalda l’ambiente e dal sottofondo musicale di un’aria di J.S. Bach.
Gli Stonebreakers hanno collaborato con grandi architetti e noti designer, hanno esposto alle fiere internazionali del mobile, compresa Dubai, con importanti collezioni di arredamento per esterno e interni. Si ispirano al grande Arnaldo Pomodoro. Erano in otto, oggi sono in ‘quasi’ due. Molesini a tempo pieno e Michele Gastaldo, l’unico socio rimasto, quando può. Tre i livelli di attività dell’azienda: complementi d’arredo (tavoli, tavolini, consolle) che copre il 50% del fatturato su mercato europeo, il restauro conservativo nel territorio per il 25% e gli interventi di edilizia per l’altro 25%.
“Mi occupo di tutte le attività, senza nascondere la mia grande passione per l’arredamento. Però anche il restauro ha il suo fascino. Abbiamo appena terminato il recupero della facciata del Teatro Verdi di Padova. Si dovevano tassellare le parti mancanti degli ornati e delle sculture degli archi e dei capitelli”, precisa Molesini.
“Abbiamo deciso di dare l’esclusiva dei nostri lavori alla pietra di Vicenza perché per noi è importante lavorare e creare con le ricchezze che la natura del nostro territorio ci offre – afferma Gualtiero – E’ stato il grande Palladio a rendere prestigiosa e famosa la pietra di Vicenza usandola esclusivamente per i suoi capolavori e soppiantando del tutto gli opulenti marmi. E’ stata la bellezza, umile, della pietra di Vicenza a rendere grande Palladio”.
Questo è un lavoro artigiano che si colloca nel sottile confine tra arte e artigianalità, che ancora fa sopportare il freddo dei capannoni non riscaldati, che sfida “il cuore e la pietra” e che deve confrontarsi con il mercato attuale. “Il futuro lo vedo impegnativo e complicato. – afferma Gualtiero – Pieno di difficoltà economiche, ma resto fiducioso. Spero in una ricollocazione del mercato delle attività artistiche, ma dovremo cambiare volto. La promozione dei propri prodotti sul web e l’e-commerce, sono strumenti oggi indispensabili per rimanere a galla. Sento la responsabilità di dover tramandare (a mia volta) i segreti del mestiere, ma non ci sono le possibilità per retribuire quei ragazzi che vorrebbero venire a imparare. Confido molto nei giovani e nella loro cultura. Scolpire la pietra è un lavoro usurante. La pietra pesa, ma la pietra respira delle nostre mani e della nostra anima. Per questo sogno di realizzare una collezione di sculture che mi ripaghi di anni di sacrifici”.
Sfogliando i disegni della nuova collezione sembrano risuonare le sue parole: “Vorrei tanto realizzare almeno i prototipi di questa mia nuova linea e poi avviare un’azione commerciale, ma chissà se ne avrò il tempo…”. Ci auguriamo di sì!