La pressione fiscale schizza ai massimi dal 2015. Nei primi nove mesi dell’anno appena trascorso, infatti, è salita dello 0,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018 arrivando al 39,2 per cento del prodotto lordo. Lo rileva l’Istat, che ha diffuso, come di consueto a cadenza trimestrale, i conti delle amministrazioni pubbliche.
Nel rapporto dell’Istituto di statistica emerge inoltre che tra gennaio e settembre del 2019 il deficit pubblico in rapporto al Pil si è attestato al 3,2 per cento, in calo rispetto al 3,4 per cento registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Positivo in particolare il calo di quasi 900 milioni della spesa di interessi sul debito. Non brilla, invece, la riduzione del saldo primario delle amministrazioni pubbliche (vale a dire l’indebitamento al netto degli interessi passivi) dall’1,9 all’1,6 per cento.
Passando dai conti pubblici ai conti privati una notizia soddisfacente arriva sul fronte dei consumi. Nel terzo trimestre (luglio-settembre) del 2019 finalmente hanno innescato la quinta crescendo dello 0,4 per cento sul trimestre precedente (aprile-giugno), più del reddito disponibile, aumentato dello 0,3 per cento. Un segnale, per quanto limitato, in contrasto con la stasi dei consumi che penalizza la crescita italiana da anni.