Gli uffici provinciali della Motorizzazione, la condizione delle arterie regionali, i divieti di percorrenza di alcune strade, accessi e modifiche dell’Albo professionale.
L’elenco dei problemi degli autotrasportatori si allunga sempre più. Lo sintetizza Giuseppe Brasini, titolare di un’azienda di trasporto merci della Valdichiana (Arezzo) appena nominato Presidente regionale dell’Unione autotrasporto CNA FITA, in rappresentanza di 2500 imprese associate. Una lunga esperienza professionale e associativa: in passato è stato per 8 anni vice Presidente nazionale e Presidente regionale della FITA.
“Siamo di fronte non solo a prevedibili problemi economici ma anche a difficoltà burocratiche e a carenze infrastrutturali – sottolinea Brasini. La riorganizzazione degli uffici della Motorizzazione sta creando seri problemi. La figura del Direttore non s’identifica più con un solo ufficio provinciale ma con più sedi. Una decisione che ha determinato un rallentamento delle attività, la perdita di punti di riferimento, difficoltà organizzative. Non solo. Sono state cancellate le Commissioni provinciali per l’Albo professionale: erano rappresentative di istituzioni e categoria, si riunivano due volte al mese e davano risposte in tempi sufficientemente rapidi e certi. Adesso le competenze sono state trasferite agli uffici della Motorizzazione che hanno i problemi appena ricordati. Questo vuol dire non solo allungamento dei tempi ma anche incertezza con gravi disagi per le imprese del settore”.
Dalla burocrazia alle strade. “L’elenco delle infrastrutture palesemente carenti è ormai insostenibile – commenta Giuseppe Brasini. Non c’è soltanto la Due Mari che è al limite dell’impraticabilità ma dobbiamo aggiungere anche la Siena – Perugia, la Siena – Firenze e la Firenze – Pisa – Livorno. Non stiamo parlando di vie secondarie ma di strade fondamentali per la circolazione e il trasporto in Toscana e in Italia centrale”.
E se ci sono strade difficilmente percorribili per le condizioni del manto e per l’assenza di manutenzione, ce ne sono altre chiuse per autonome e verticistiche decisioni di alcuni Comuni. “Si tratta di divieti che ci costringono ad individuare percorsi alternativi più lunghi anche decine di chilometri. Per non parlare di quando non possiamo proprio raggiungere il luogo di scarico delle merci”.
Infine aumentano costantemente, e in maniera pesante da 3 – 4 anni, i costi per la sicurezza.
“Questo quadro generale – conclude Giuseppe Brasini – si commenta da solo. Il nostro è un lavoro duro e difficile. Non possiamo combattere contro la crisi economica ma anche contro la burocrazia, le errate scelte ministeriale, l’indifferenza di alcuni comuni. CNA continuerà la sua mobilitazione per difendere il diritto al lavoro di una categoria essenziale allo sviluppo economico del paese”.