Lo stato di salute della nautica, le prospettive per la filiera, i servizi turistici e la formazione: questi i temi principali affrontati in un partecipato convegno tenutosi sabato 16 febbraio a Napoli, nell’ambito di Nauticsud.

Per la nautica da diporto italiana dopo gli anni della “caduta” dal 2008 al 2013, a partire dal 2014 è iniziata la rimonta. Tra gennaio 2014 e gennaio 2018, la produzione di imbarcazioni da diporto nel nostro Paese è aumentata del 33,1%,

Negli anni della crisi la cosiddetta “piccola nautica” è stata colpita, però, da un autentico tsunami economico. Tra il 2009 e il 2014 sono state spazzate via il 13,9% delle imprese con il 23,9% di addetti, un dato peggiore del sistema manifatturiero complessivo, che ha perso il 9,7% delle imprese e il 12,2% dei dipendenti.

La fuoriuscita dalla recessione non può essere attribuita a un miracolo, ma alla tenacia, all’alta qualità della produzione oltre a un sistema diffuso di artigiani e piccole imprese. Ingredienti che hanno saputo esibire una resilienza anche dinanzi a scelte politiche ostili: la più “devastante” è stata l’introduzione della tassa di possesso sulle imbarcazioni dedicate a fini sportivi e ricreativi. Il recupero del settore nautico è quindi frutto delle capacità imprenditoriali italiane. Una battaglia condotta in solitudine, senza aiuti e senza sostegni economici. Ma in difetto di una politica di sistema è difficile che il comparto possa esprimere tutte le sue potenzialità. Cosa serve oggi alla nautica, per continuare il percorso di crescita intraprese negli ultimi 4 anni?

Servono in primis politiche di sostegno all’innovazione, alla ricerca e allo sviluppo per porre micro e piccole imprese in condizioni di maggiore competitività nella sfida internazionale. Non va dimenticato, infatti, che le imprese della “piccola nautica” sono caratterizzate da forti competenze tecniche e sovente da rilevante capacità progettuale sul piano dell’innovazione tecnologica; dato che, notoriamente, caratterizza la filiera italiana della nautica da diporto producendo una integrazione funzionale tra cantiere e rete dei fornitori e componentistica.

Occorre perseguire una maggiore collaborazione tra le imprese in un’ottica di promuovere al meglio alle committenze internazionali l’alta qualità espressa nei loro prodotti e la forte personalizzazione che le stesse imprese possono realizzare in funzione delle esigenze della clientela.

Sul fronte dei servizi, è necessario cercare di intercettare e “catturare” la clientela straniera, anche snellendo la normativa e semplificando i regimi amministrativi e i controlli, prendendo esempio dai paesi concorrenti.

Va, inoltre, potenziata la rete infrastrutturale di porti e approdi turistici e se ne deve migliorare la qualità, l’ampiezza, la profondità dei fondali.

 

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