Le stime sull’economia del nostro Paese vengono date in crescita, ma non esattamente così la vede la gran parte dei 556 imprenditori ferraresi, di diversi settori e aree territoriali, che ha risposto al sondaggio lanciato dalla CNA nelle ultime settimane: “L’economia va. O no? Come stanno e cosa chiedono oggi le imprese”. I risultati del sondaggio saranno al centro dell’Assemblea Annuale della CNA di Ferrara, che si svolgerà domani, 20 novembre, a partire dalle ore 17,30, presso la Sede provinciale di via Caldirolo, 84, alla quale interverranno: Alberto Minarelli, presidente provinciale della CNA, Paolo Govoni, presidente della Camera di Commercio di Ferrara, Tiziano Tagliani, sindaco di Ferrara e Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna. Coordina i lavori, Corradino Merli, direttore provinciale della CNA.
Dunque, solo il 13,7 % degli imprenditori ritiene già in atto una ripresa dell’economia, dovuta prevalentemente a all’aumento della domanda interna e dei consumi (43,8%) e degli ordinativi (39,7%), e ai benefici della ripresa internazionale (24,7%). Ma il 62,8% degli imprenditori non avverte un miglioramento sostanziale: troppo elevati gli oneri che gravano sulle imprese (68,8%), sostengono molti, mentre per il 37,6% i segnali sono ancora troppo deboli e contradditori; il 30,1% ritiene, inoltre, che le imprese siano troppo stremate da una crisi che non le aiuta a reagire, per il 22,4% non tutti i settori di mercato hanno ripreso a tirare, il 16,6% pensa che la domanda interna e i consumi sono ancora troppo deboli, 7,5% troppo elevati i tassi di disoccupazione, 3,6% altro.
E tuttavia una comparazione, seppure non di carattere statistico, con un sondaggio similare realizzato da CNA nell’ottobre 2013, fa intravvedere un seppur graduale e tenue miglioramento della situazione delle imprese e del clima di fiducia, se si considera che, all’epoca, a non cogliere alcun segnale di ripresa era una percentuale dell’84% e tutte le voci (fatturato, occupazione, investimenti) si presentavano nettamente negative.
Ancora difficoltà, quindi, nella fase odierna, ma in presenza di un quadro un po’ meno pesante. Questo, sotto il profilo del fatturato: per il 21,2% delle aziende è aumentato, mentre per il 46% è risultato stazionario, il 32,8% ha addirittura subito un calo; ma nel 2013, per il 52% del campione delle imprese il fatturato era diminuito o molto diminuito con un 37% stazionario. O degli investimenti: sono il 31,3% le imprese che li hanno effettuati nel 2015 (il 26% nel 2013), mentre il 21% ha intenzione di realizzarli nei prossimi mesi (nel 2013 il 14%).
Interessante il sondaggio della CNA, perché contribuisce a gettare luce anche sull’orientamento degli imprenditori in relazione a questioni molto attuali, come le politiche economiche del Governo, non considerate utili a sostenere le imprese per il 42,4% (il 22,3% è di opposto parere, il 29,9% non sa) e l’eliminazione della tassa prima casa. Non servirà, quest’ultima, a rilanciare l’economia per il 42,6%, utile invece per il 33,2%, il 17,7% non sa. In sostanza, buona parte delle imprese è convinta che il nocciolo vero sia ancora da aggredire: al primo posto, per il 92,2%, la diminuzione della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro, segue, al 44%, la semplificazione burocratica, quindi i tagli ai costi della politica (41,6%), il 32,1% agevolazioni nell’accesso al credito, 27,1% politiche del lavoro più flessibili e con incentivi alle imprese, 20,1% tagli alla spesa pubblica, 12% investimenti in infrastrutture per la modernizzazione del Paese, 11,4% investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo.
Tutto sommato un giudizio severo, anche se meno tranchant di quello registrato nel 2013, quando le politiche nazionali venivano considerate negativamente da ben l’88% del campione.
Infine, una parte del sondaggio riguarda temi economici più riferiti al territorio. La maggioranza delle imprese (76,4%) avverte che la competitività dell’economia provinciale deve essere sostenuta da politiche locali mirate: ai primi posti la diminuzione della pressione fiscale locale (72,1%), la semplificazione burocratica (46,5%), la lotta all’abusivismo (43,8%). Una domanda specifica ha, poi, riguardato la questione cogente delle eventuali alleanze territoriali: il 48,1% è per intese con un’area o l’altra, sulla base di progetti e vocazioni, il 17,9% preferirebbe un’alleanza con la Romagna, il 12,9% con l’Area della via Emilia, il 16% non vuole alcuna alleanza, il 5% indica altre opzioni (es. alleanza con Rovigo).