In Sardegna si perde oltre il 50% dell’acqua complessivamente immessa in rete. La maggior parte delle perdite sono dovute al volume di acqua che fuoriesce dal sistema di distribuzione a causa di vetustà degli impianti, corrosione, deterioramento o rottura delle tubazioni presenti in quantità ancora di cemento-amianto o giunti difettosi.
“In un contesto di sempre maggiore scarsità della risorsa idrica, specialmente in Sardegna è prioritario affrontare il problema dell’infrastruttura idrica regionale per ridurre gli sprechi, abbassare il costo a carico delle famiglie per il consumo di acqua in bottiglia, limitare i consumi di plastica e i rischi ambientali connessi al loro riuso e smaltimento” hanno dichiarato Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale di CNA Sardegna, presentando i dati elaborati dal Centro Studi della Confederazione Sarda.
Secondo lo studio, nell’isola la differenza tra i volumi d’acqua immessi in rete e i volumi erogati è altissima. Le perdite sono attribuibili solo in parte ad una perdita fisiologica (che incide inevitabilmente su tutte le infrastrutture idriche e varia generalmente tra il 5% e il 10%), in parte da prelievi abusivi (3-5% in media), il resto è dovuto al volume di acqua che fuoriesce dal sistema di distribuzione a causa di vetustà degli impianti, corrosione, deterioramento o rottura delle tubazioni ancora presenti in quantità di cemento, amianto o giunti difettosi. La situazione è addirittura peggiore nei capoluoghi: dai dati pubblicati da ISTAT in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua 2022 emerge che le perdite idriche nei comuni capoluogo sono superiori alla media regionale, fino a sfiorare il 63% nel comune di Sassari.
La spesa per ricostruire a nuovo la rete acquedottistica regionale è di circa 2,7 miliardi di euro. Agli attuali ritmi di sostituzione della rete con più di 50 anni si stima che si arriverà ad una situazione di rinnovo complessivo in 52/55 anni (nel frattempo i restanti km di rete saranno tutti entrati nei 50 anni di vita).
In questa situazione, il 30% delle famiglie sarde non è soddisfatto del servizio idrico: quasi il 10% non lo è per niente, tre volte di più della media nazionale che si attesta a 2,9%. Quasi il 12% della popolazione sarda lamenta una pessima qualità dell’acqua erogata dal rubinetto, con il 50% dei sardi che arriva a non fidarsi a bere acqua dal rubinetto: se a livello nazionale la spesa per l’acquisto di acqua minerale è di 12,56 euro al mese per famiglia, in Sardegna questo valore sarà proporzionalmente più alto.
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