Una vera e propria tempesta perfetta inflazionistica si sta abbattendo sulle imprese sarde, in particolare sul comparto delle costruzioni e dei trasporti. La ripresa di questi settori, fondamentali per l’economia della Sardegna, rischia di essere messa fortemente in discussione da un aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime a cui si è affiancato l’aumento del costo dei carburanti accelerato dall’escalation militare in Ucraina. Tra il 7 e il 14 marzo, la crescita dei carburanti (escludendo le tasse, in particolare le accise applicate sulla produzione e non sul prezzo) è stata del +22% per la benzina e del +30% per il gasolio, che diventano del +55% e del +68% se si guarda ai prezzi praticati ai primi di gennaio 2022. I rincari della bolletta elettrica erano ritenuti già alla fine del 2021 uno degli elementi di maggiore criticità per le imprese sarde, ma oggi la situazione sta diventando ingestibile, al punto da mettere in discussione la tenuta stessa dell’operatività di molte imprese, soprattutto in edilizia e nel settore dei trasporti, con il serio rischio che molti lavori e progetti già avviati vengano interrotti per insostenibilità dei costi, con conseguenze devastanti per imprese, investitori e economia regionale.
È quanto si ricava dall’ultimo dossier del Centro Studi di CNA Sardegna che analizza l’andamento dei prezzi delle materie prime nell’ultimo anno. Se il declino dell’inflazione associato alla crisi pandemica nel 2020 è stato il più breve e il più modesto tra le cinque recessioni globali degli ultimi 50 anni, l’aumento dei prezzi osservato nel 2021 è stato il più veloce ed intenso, persino nel confronto con la recessione del 2009.
“In Sardegna il settore delle costruzioni e quello dell’autotrasporto stanno attraversando una fase molto complessa e difficile – commentano il presidente e il segretario della CNA regionale, Luigi Tomasi e Francesco Porcu – Siamo di fronte ad una vera e propria tempesta perfetta”.
L’aumento repentino della domanda legata ai lavori di riqualificazione incentivata (superbonus, bonus facciate, ecobonus, bonus ristrutturazioni, etc.), sospinto dallo strumento della cessione del credito di imposta, la difficoltà di reperimento di alcuni prodotti o materie prime (isolanti in primo luogo), l’aumento del costo dei carburanti, accelerato dall’escalation militare in Ucraina, e la ridotta capacità produttiva delle imprese edili regionali (mano d’opera, specialmente specializzata, e parco macchine insufficiente) e di quelle dell’autotrasporto, messe in ginocchio dal caro carburanti, rischia di mettere in discussione la ripresa di settori strategici per l’economia regionale.
“In molti casi – aggiungono Tomasi e Porcu – l’aumento dei prezzi di listino ha innescato un’anticipazione degli ordinativi, comportando un’ulteriore pressione al rialzo dei prezzi, mentre problemi dal lato della catena logistica stanno portando a forti difficoltà in termini di reperibilità, programmazione della produzione, aumento dei costi e ritardi nell’esecuzione dei lavori”.
CNA Sardegna chiede quindi al presidente della Regione la convocazione urgente di un tavolo con le associazioni di impresa per studiare interventi di sostegno. Sono a rischio la realizzazione delle opere infrastrutturali. È necessario intervenire sulla rinegoziazione delle pattuizioni contrattuali, servono provvedimenti che rendano i prezzi d’appalto in linea con i valori di mercato, garanzie alle imprese dell’autotrasporto sulla continuità territoriale delle merci e ristori sul costo carburante.
“Servono risposte rapide ed immediate – sostiene il presidente regionale di CNA Costruzioni, Antonello Mascia – provvedimenti che consentano in tempo reale in aumento e in diminuzione di gestire i prezzi d’appalto in linea con i valori di mercato, senza fermare i cantieri. In Sardegna poi è urgente rimettere mano al quadro normativo: prezziario regionale, piano casa e legge urbanistica”.
“L’impennata eccezionale del caro carburanti ha messo in ginocchio il settore – afferma il presidente regionale di CNA Fita, Sandro Concas – e diventa insostenibile per gli operatori che movimentano merci via mare, alle prese coi continui rialzi dei traghetti. Occorre dunque un intervento di ristoro immediato, che restituisca ossigeno a tutte le imprese dell’autotrasporto. Ma senza garanzia di una reale continuità marittima commerciale è a rischio l’intera economia isolana.”
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