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La visione CONSIP in merito alla suddivisione in lotti fortemente richiesta dalle direttive UE

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Il lavoro dell’Ufficio studi Consip presenta un quadro per comprendere come la natura della competizione tra piccole e grandi imprese nelle gare d’appalto venga influenzata dalla divisione in lotti.

“Divisione in lotti, partecipazione e competizione nelle gare d’appalto” è il titolo del secondo volume dei Quaderni Consip (n. 2/2016), frutto del lavoro di analisi e ricerca dell’Ufficio Studi Consip (Gian Luigi Albano, Angela Cipollone, Marco Sparro).

Il volume, come spiega nella Prefazione l’amministratore delegato della società, Luigi Marroni “mira a condividere con gli altri attori nel mercato degli appalti pubblici un modello concettuale di riferimento e un linguaggio comune con il quale affrontare uno degli aspetti rilevanti nel determinare il livello di competizione in gara e, in particolare, il grado di partecipazione delle PMI”.

Numero e caratteristiche dei lotti costituiscono decisioni cruciali nel disegno di una gara d’appalto, poiché esercitano un impatto diretto sulla partecipazione potenziale e contribuiscono a determinare il grado di competizione. Il legislatore, sia nazionale che europeo, annovera la suddivisione in lotti tra le leve più efficaci per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese (PMI) al mercato della domanda pubblica.

Il lavoro dell’Ufficio studi Consip evidenzia accorgimenti nel disegno di gara per stimolare la partecipazione e la capacità di competizione delle imprese di minori dimensioni.

Nella conclusione però si evidenzia come “Se la suddivisione in lotti può facilitare la partecipazione delle PMI alle gare d’appalto, esistono altri strumenti che perseguono la stessa finalità come i raggruppamenti temporanei d’imprese (RTI) e il subappalto, cui il legislatore europeo ha dedicato particolare attenzione nella Direttiva 2014/24/UE” e che “Gli acquirenti pubblici hanno a disposizione una pluralità di soluzioni per favorire la partecipazione anche delle imprese di minori dimensioni. Il mix di strumenti non può (e non dovrebbe) essere il risultato di una mera applicazione di ricette fisse e immutabili nel tempo. Dovrebbe invece essere strumentale al perseguimento della funzione obiettivo della stazione appaltante (o del committente) e flessibile perché la diversità dei mercati e la loro evoluzione nel tempo richiedono accorgimenti diversi oltre a una capacità di ripensare le scelte effettuate in funzione dei risultati osservati”.

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