Ha letteralmente ridato vita ad un monumento entrato due volte nella storia: prima per la sua bellezza e poi per la furia esplosiva con cui è stato distrutto, nell’estate del 2015, dai militanti del sedicente Stato Islamico. Ma il soffitto del Tempio di Bel di Palmira, in Siria, è soltanto l’ultima delle ricostruzioni in 3D realizzate da Matteo Fabbri, 41 anni, socio di un’impresa di architetti specializzati nell’applicazione delle nuove tecnologie ai Beni culturali. “Purtroppo, come abbiamo visto anche con i recenti eventi sismici, le opere d’arte non possono essere completamente messe in sicurezza – spiega -. Per non perdere tracce importanti del nostro patrimonio, servirebbe un piano nazionale di mappatura. La tecnologia oggi ci permette di restaurare, conservare e vivere esperienze di realtà aumentata finora inedite”.

Matteo Fabbri si laurea in Architettura all’Università di Ferrara e, sempre lì, ottiene un assegno di ricerca in nuove tecnologie applicate ai beni culturali. Ma nel 2007, come molti giovani talentuosi, si sente dire che sono terminati i fondi e che deve cercarsi degli sponsor: a quel punto decide di fare il grande salto e diventa imprenditore. Già da un paio d’anni, con due soci, ha avviato un’attività, sulla falsariga di quanto appreso all’università. Ma è nel 2011 che la Tryeco diventa una srl, di cui oggi Fabbri è legale rappresentante e responsabile dei processi di scansione laser.

“Dobbiamo dire grazie a quello che allora era l’unico importatore italiano di stampanti 3D – racconta –. Per sei mesi ce ne ha prestata una. ‘Se tra sei mesi avrete guadagnato abbastanza, ci disse, me la ripagherete’. E così è stato”.

Da allora la Tryeco ha realizzato numerosi e prestigiosi progetti. Tra questi, il modello fisico dell’interno della Madonna di Pietranico utilizzato per la ricollocazione dei frammenti della statua danneggiata dal terremoto dell’Aquila del 2009; la riproduzione di alcune Steli rinvenute durante i lavori del Novi Ark di Modena; quella dell’Iscrizione sull’acquedotto Romano di Pont d’Ael di Ayavilles presso Aosta e quella di 16 opere del Museo Egizio di Torino, in occasione della riapertura. 

Tra un’opera d’arte e l’altra, la Tryeco realizza anche modelli architettonici, scansioni laser, modelli digitali tridimensionali, oggetti di design e prodotti consumer (come Meepster, la propria minicaricatura in stampa 3D), ma la “soddisfazione maggiore” – ammette Matteo – si chiama Palmira.

“La ricostruzione del soffitto del tempio di Bel ci ha richiesto un lavoro di sette mesi e un impegno, soltanto per la nostra impresa, di sette persone. Solitamente la prima fase è la scansione dell’originale – continua – ma in questo caso, essendo andato distrutto, abbiamo utilizzato foto e rilievi bidimensionali ottocenteschi, coordinandoci con un team di archeologi. Una volta realizzato il modello, visto che si trattava della resa iniziale del tempio, così come era appena costruito, è intervenuto uno scenografo per ‘invecchiarlo’ e renderlo esattamente come prima dell’esplosione”.

Oggi la ricostruzione 1:1 del soffitto del Tempio di Bel di Palmira – insieme al Toro di Nimrud e alla sala dell’archivio di Stato del Palazzo di Ebla – fa parte della mostra “Rinascere dalle distruzioni”, esposta fino all’11 dicembre 2016 al Colosseo. Ad inaugurarla c’erano il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i Ministri Gentiloni, Franceschini e naturalmente Matteo Fabbri, insieme ai soci e ai collaboratori che hanno permesso di far rinascere, grazie alla tecnologia, la storia.

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