“La CNA è donna – ha concluso così il suo discorso il presidente nazionale CNA, Dario Costantini, intervenendo alla prima delle tre giornate del Meeting annuale di CNA Impresa Donna.
Sottolineando come già nel nome, la Confederazione porti quella forza e quella capacità delle “nostre imprenditrici di saper conciliare lavoro e famiglia. E questo ci fa ben sperare, soprattutto in un momento complicato come quello di questo periodo.”
Il presidente Costantini si è soffermato sull’importanza del confronto con l’Europa e degli incontri che i vertici CNA hanno avuto in Germania per costruire una rappresentanza più importante per la piccola e media impresa e a Bruxelles per incontrare parlamentari e capogruppo dei partiti: “perché c’è un tema fondamentale che è il rispetto della piccola impresa. Sotto le elezioni eravamo sempre al centro dell’attenzione, la spina dorsale del Paese e dell’Europa e ora l’attenzione della politica è rivolta verso le grandi imprese dell’automotive, all’impatto che il Green Deal avrà su di loro, mentre le nostre imprese che, tutti i giorni faticano e sudano per portare avanti questo Paese, sono già dimenticate.”
Costantini ha poi indicato nella mancanza di manodopera qualificata uno dei più gravi problemi affrontati dalle imprese e in particolare da artigiani, micro e piccole imprese e della missione in Egitto per aprire il primo centro di formazione “per insegnare un mestiere e fare arrivare queste persone in Italia”, rilevando come sia un’assurdità che, mentre alle imprese manca la manodopera, tanti giovani, non solo italiani, siano senza lavoro.
Al termine del discorso, il presidente ha ricordato che per la Confederazione si sta per aprire il nuovo anno assembleare.
“Un anno in cui si aprono opportunità e occasioni per ‘Mettersi in gioco’” ha dichiarato, in apertura del meeting di CNA Impresa Donna, la coordinatrice nazionale, Cristiana Alderighi, riprendendo il titolo della tre giorni di condivisione e formazione per le imprenditrici, che quest’anno si è tenuta a Monopoli. Una formazione che verte su due momenti: uno su un’esperienza laboratoriale- creativa a cura dell’associazione “CreaVità” di Chiara Gamberale.
E l’altro sulla conoscenza del Sistema Confederale e l’importanza del ruolo delle donne imprenditrici. “Un ruolo quello di noi donne che non è mai scontato – ha ribadito Rosamaria De Rosa, vicepresidente Nazionale CNA – siamo abituate a essere in minoranza ai tavoli che contano, tocca cambiare le cose.”
Un cambiamento che può avvenire solo mettendosi in gioco, ha sottolineato Maria Triolo, presidente nazionale di CNA Impresa Donna: “noi siamo contente di accettare la sfida anche perché i numeri ci danno ragione. All’interno delle Confederazione in pochi anni siamo cresciute come forza e lavorare sulla formazione vuol dire fornire gli strumenti giusti alle nostre associate per poter crescere nel nostro lavoro di rappresentanza e di trasmettere il valore del nostro sistema anche alla classe dirigente futura.”
Dopo l’intervento di Luciana Di Bisceglie, presidente Unioncamere Puglia, che ha parlato dell’importanza di realtà come la CNA con cui è possibile intrecciare relazioni che permettono lo sviluppo di una progettualità di crescita per il territorio e di nuove opportunità soprattutto per le imprenditrici che attraverso la formazione possono accedere a nuove occasioni di crescita imprenditoriale, è stata la volta di Pino Vivace, direttore della Fondazione Ecipa, che ha dato l’avvio alla parte formativa.
Il direttore della divisione Sindacale e Associativa, Fabio Bezzi, ha illustrato lo sviluppo e il ruolo avuto dal raggruppamento di interesse svolto negli ultimi quattro anni all’interno della Confederazione, evidenziando l’aumento del 4, 5% di associate iscritte a CNA Impresa Donna. “Questo è il dato che conta- ha messo in evidenza Bezzi – perché sono questi numeri che vi raccontano, che raccontano la credibilità, la capacità d’iniziativa e il lavoro che sta alle spalle. Un dato che dice che avete già vinto, in quanto siete un esempio per il sistema.”
La prima giornata del meeting si è conclusa poi con la divisione dei gruppi e la spiegazione delle varie attività laboratoriali da parte delle dell’associazione “CreaVita”.
“Noi abbiamo bisogno di passare al fare. Questo vuol dire fare delle scelte che permettano di valorizzare il ruolo dell’imprenditoria diffusa. Per farlo non si può sbagliare la fotografia del Paese. Un Paese fatto di piccole aziende radicate nel territorio, e da cui nasce la loro specificità che va tutelata con i provvedimenti idonei, non quelli che vengono oggi costruiti attorno alla grande impresa.” È stata aperta dalle parole del segretario generale CNA, Otello Gregorini, la seconda giornata del Meeting annuale di CNA Impresa Donna, che prima di passare alla formazione della classe dirigente e del cambiamento di approccio nell’arco storico della Confederazione, ha parlato del contesto macroeconomico in cui operano gli artigiani e le piccole e medie imprese.
“Un quadro macroeconomico mondiale incerto – ha continuato il segretario- tra due guerre, in cui il peso dell’Europa è minore rispetto a quello che abbiamo vissuto e conosciuto per tanti anni. Il quadro dell’incertezza è la cosa che su di noi pesa molto di più rispetto alla grande impresa, che può operare in una logica mondiale. Le nostre imprese ragionano in un’ottica territoriale. È per questo che non si può sbagliare la fotografia del nostro Paese, dove 4mila grandi aziende sono al centro dell’attenzione a fronte di 180mila di medie imprese e 3,8 milioni di micro e piccole imprese. Questo vuol dire sbagliare i piani per il futuro e la conseguenza è ovvia.“
Quali strade allora percorrere per recuperare e dare prospettiva alla piccola impresa?
“Recuperare il progetto di Rete Imprese Italia, per poter avere una voce unica e più efficace ai tavoli governativi, ammesso che ce ne siano le condizioni. Oppure puntare a CNA Forza Sociale. Quindi non solo l’impresa diffusa, ma anche i pensionati e i cittadini, guardando a un aggregato complessivo del nostro Paese, candidandoci ad avere un ruolo e una funzione determinante per l’economia italiana.” Ha concluso Gregorini.