Le imprese bolognesi stanno chiedendo meno credito e quando lo fanno non è per investire, ma soprattutto per pagare spese correnti. E’ quanto risulta da un’indagine realizzata da Serfina Finimpresa, la società di consulenza finanziaria di CNA. Per invertire questa tendenza e per offrire nuove opportunità di accesso al credito, le CNA Industria di Bologna e di Modena hanno organizzato un ciclo di iniziative in cui alle imprese industriali di Cna verranno illustrate cosa offre oggi la cosiddetta “finanza innovativa”.
I dati Serfina Finimpresa dicono che nel 2013 le domande di finanziamento presentate a CNA dalle sue imprese furono 1.678 per 160 mln di euro. Di queste 1.413 erano state presentate con la garanzia dei consorzi fidi (84%). Nel 2014 invece sono state 1.074 le domande di finanziamento presentate, con un calo quindi del 35%. I milioni di euro richiesti sono scesi a 103 mln, la diminuzione dunque è stata del 25%. Di queste richieste, 611 sono state presentate con la garanzia di consorzi fidi (57%).
Pesano le assenze degli investimenti: solamente il 13% nel 2013 ed il 16% nel 2014 sono state le quote di credito richieste dalle imprese bolognesi per investire, numeri ben lontani dal 65% fatto registrare nella prima decade del 2.000. La maggior parte delle richieste di finanziamento è pervenuta per il sostegno della liquidità aziendale e per gli anticipi commerciali.
Serfina Finimpresa e CNA hanno dunque cercato di indagare le ragioni di questo calo di richieste di credito, con un sondaggio tra le imprese di CNA Industria Bologna. Quali sono le ragioni, è stato chiesto ad un campione di imprese, che le hanno portate a richiedere meno credito? Il 28% ha risposto perché non ha in programma investimenti, il 20% perché il clima di sfiducia non stimola a chiedere finanziamenti, il 18% perché i costi di accesso al credito sono troppo elevati, l’11% ha spiegato che non ne aveva necessità. “Stiamo cercando con fatica di rientrare dai finanziamenti richiesti” ha risposto un imprenditore, “In questo clima non ho programmato investimenti” ha aggiunto un altro.
Sempre nello stesso sondaggio è stato confermato come l’80% dei crediti richiesti servivano all’imprenditore per ottenere liquidità: dunque per pagare stipendi, tasse, contributi e fornitori. Il che significa in concreto che le imprese non riescono ad avere marginalità dall’attività corrente, che consenta loro appunto di rilanciare lo sviluppo della loro impresa puntando su nuovi investimenti.
E’ una situazione questa che ovviamente preoccupa CNA, un segnale di come, nonostante i segnali di ripresa annunciati da diversi osservatori, per le pmi bolognesi questa ripresa sia ancora lontana. “E’ importante – ha spiegato Cinzia Barbieri, Segretario CNA Bologna – che gli Istituti di credito e le Istituzioni siano a fianco delle piccole e medie imprese in questo momento così delicato. Per stimolare gli investimenti occorre che la Banca sia sempre più attenta al valore del progetto imprenditoriale che le viene presentato insieme alla richiesta di finanziamento”.
E per stimolare le imprese offrendo loro nuove opportunità, il sondaggio di CNA ha cercato di capire se le imprese industriali sono interessate ai nuovi strumenti della cosiddetta finanza innovativa. Il 70% delle imprese ha dichiarato di non conoscerli. Per la precisione: l’80% dichiara di non sapere nulla dei minibond e il 100% di non averli mai utilizzati; il 70% non conosce Fondi di investimento, Private equity e Venture Capital, il 90% non li ha mai utilizzati; il 95% non ha mai valutato l’ipotesi di quotarsi in borsa; il 55% non conosce i finanziamenti della Banca europea investimenti (Bei) e del Fondo europeo investimenti (Fei); il 60% non conosce le opportunità del Fondo centrale di garanzia. Al contrario il 65% in questi anni ha utilizzato lo strumento del consorzio fidi.
Se gli imprenditori dichiarano di non conoscere a sufficienza gli strumenti finanziari innovativi, la maggioranza però è molto interessata a saperne di più: il 60% vuol sapere tutto sui minibond; stessa percentuale per fondi investimento, venture capitale e private equity. Oltre a saperne di più, è stato chiesto, sarete poi interessati ad usare questi strumenti finanziari innovativi? La maggioranza, il 60%, ha risposto “non so”. Il 20% ha già dichiarato che li utilizzerebbe, in particolare i finanziamenti europei. Stessa percentuale, 20%, per chi al contrario si dichiara fin da ora non interessato al loro utilizzo.
Risulta dunque evidente come le imprese abbiano una fondamentale esigenza di conoscere nel dettaglio questi strumenti finanziari. A questa esigenza risponde il ciclo di incontri organizzato dalle Cna Industria di Bologna e di Modena, insieme a Serfina Finimpresa, che partiranno alla fine di marzo e proseguiranno fino a maggio.
Martedì 31 marzo nella sede di CNA Modena si parlerà di “Finanziamenti e sistemi di pagamento europei. La Banca Centrale Europea: Sepa, Fei e Bei per lo sviluppo delle imprese”. Giovedì 9 aprile a Vignola l’argomento sarà “Garanzia per le imprese e Patrimonio delle banche: le due facce dell’accesso al credito”. Martedì 12 maggio a Villa Guastavillani a Bologna si parlerà di “Le forme di finanza alternativa: minibond, fondi di investimento, quotazione in borsa. Quale opportunità”.
Il mercato del credito, spiega CNA, è cambiato perché sono cambiate le regole a cui le banche si debbono adeguare: da Basilea 3 e le conseguenti problematiche patrimoniali degli istituti di credito, dalle politiche del credito della Bce il cui obiettivo è aiutare le imprese iniettando liquidità nel sistema tramite prestiti Bei e Fei, senza alleviare però il rigore patrimoniale e regolamentare imposto alle banche. Con l’unico effetto di rendere l’accesso al credito molto competitivo solo per una piccola percentuale di imprese. Che in genere sono quelle che già ottengono il credito con più facilità. Un mercato comunque di cui le pmi e le associazioni come CNA devono tenere conto, per evitare che l’accesso al credito da chiave fondamentale per rendere le imprese più competitive, diventi un’ulteriore criticità per le aziende di piccole e medie dimensioni. Una criticità che risulta già evidente dai dati emersi dall’indagine CNA.