Nella seduta del Consiglio dei Ministri di venerdì scorso, sono stati emanati altri 5 decreti di attuazione della riforma fiscale: gli ultimi, considerato che ormai la delega al Governo è scaduta. Siamo così arrivati ad un totale di 11 decreti emanati dal Consiglio dei Ministri, ma di questi nessuno contiene le risposte tanto attese da milioni di piccole imprese in termini di equità nel prelievo, semplificazione e spinte alla capitalizzazione delle piccole imprese personali (vedi Comunicato stampa del Governo emanato a margine del Consiglio dei Ministri del 26 giugno 2015, n. 70). Per queste, tuttavia, il Vice Ministro on. Luigi Casero, ha dichiarato ufficialmente che dovremo attendere la legge di stabilità.
Anche i decreti emanati avrebbero potuto contenere delle risposte ai parecchi problemi delle piccole imprese, in particolare in materia riduzione della pressione fiscale, di riscossione coattiva e di contenzioso, ma, purtroppo, molte questioni non sono state affrontate nei moti dovuti.
In particolare, un dei decreti prevede l’alimentazione del fondo taglia tasse attraverso le maggiori somme che emergono dalla lotta all’evasione e dalla rivisitazione delle tax expenditure. Un tentativo che però rischia, ancora una volta, di deludere le aspettative di riduzione della pressione fiscale. Fino a quando la riduzione delle tasse viene messa in secondo piano rispetto al “mantenimento dell’equilibrio di bilancio e alla riduzione del rapporto tra il debito ed il prodotto interno lordo”, sarà sempre la spesa pubblica a dettare le regole e non viceversa.
Dalla riforma della riscossione coattiva dei tributi ci aspettavamo un riordino della rateizzazione che evitasse ai contribuenti di pagare sanzioni più alte per riuscire ad appianare il debito in un periodo di tempo consono alle possibilità economiche. Il decreto si concentra su questioni secondarie, ma non allunga di un solo giorno il termine ultimo per la rateizzazione per coloro che non riescono a pagare quanto fedelmente dichiarato.
Al contrario, appare positivo che nell’ambito del riordino delle Agenzia fiscali, si voglia procedere ad una maggiore efficienza ed efficacia dell’attività di controllo, attraverso dei controlli meno invasivi e maggiore semplificazione fiscale, anche nella qualità e quantità della documentazione richiesta ai contribuenti. Bene anche la decisione di aumentare le soglie di punibilità per i reati tributari come anche quella di dare una chance in più ai contribuenti di evitare la punizione penale ovvero di ridurre la pena prevista, attraverso l’appianamento del debito.
In fine, nella riforma del contenzioso fiscale, si fa sentire la mancanza di un vero allargamento dei soggetti abilitati all’assistenza tecnica che avrebbe potuto dare maggiore scelta alle imprese in una prospettiva di riduzione dei prezzi dei ricorsi nel medio periodo.