Sala al completo e molta attenzione l’altra sera all’incontro che Cna ha organizzato per spiegare alle imprese come cambiano le regole per lavorare in Svizzera.

L’istituzione dell’Albo Lia che implica il possesso di requisiti specifici e stringenti per accedere al mercato del lavoro elvetico ha provocato una reazione immediata tra i convenuti che ora chiedono l’intervento di Regione Lombardia e del Governo per riportare la normativa entro i limiti stabiliti dagli accordi bilaterali sulla libera circolazione tra la Confederazione e l’Unione Europea.

“I costi sia economici che in termini di difficoltà burocratiche da affrontare per l’iscrizione alla Lia sono considerati inammissibili dagli artigiani comaschi – spiega Giovanni Moretti, consulente Cna per i rapporti con la Svizzera e relatore al convegno che si è tenuto martedì 9 febbraio – Le difficoltà sostanziali che gli imprenditori dovranno affrontare per operare oltre frontiera sono al limite della tolleranza e contrari ai principi della libera circolazione di beni e di lavoratori”.

Se da un lato comprendiamo che la reazione di chiusura alla libera circolazione da parte del Ticino è causata da un forte squilibrio tra il numero di italiani che possono accedere al mercato del Ticino e il quasi inesistente numero di imprese svizzere che operano temporaneamente sul mercato italiano, dall’altro non possiamo accettare che un nostro diritto venga unilateralmente limitato. Occorre che Regione e Governo intervengano sia per ristabilire i principi della libera circolazione, sia per offrire alle autorità del Ticino soluzioni valide, capaci di favorire un’effettiva presenza delle loro imprese sul nostro mercato. Sarebbe auspicabile avere le imprese del Ticino  come partner delle nostre imprese, per andare insieme sul mercato europeo, piuttosto che come concorrenti sul piccolo mercato del Canton Ticino.

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