La presidenza nazionale di CNA, dopo la visita nel ravennate alle imprese colpite dall’alluvione, si riunisce a Forlì insieme al segretario generale, ai direttori di divisione e ai vertici della Confederazione regionale dell’Emilia-Romagna e dei territori di Ravenna e Forlì-Cesena.
“Siamo tornati nelle zone colpite dall’alluvione a incontrare imprenditrici e imprenditori che non si sono disperati, ma si sono rimboccati le maniche per ripartire al più presto, non solo per le loro imprese ma anche far bene a tutta la comunità. Sono stati due giorni vissuti intensamente: prima a Faenza, dentro le imprese, a ricordare che l’alluvione è qualcosa che lascia cicatrici profonde e durature e che non si risolve in pochi giorni, e successivamente a Forlì, insieme a tutto il nostro Sistema della CNA, con le associazioni territoriali di Ravenna e Forlì-Cesena, i territori più colpiti, ed il regionale dell’Emilia-Romagna riuniti insieme a tutta la presidenza nazionale e ai vertici della Confederazione con il segretario generale e i direttori di divisione. La Romagna è importante per tutto il sistema CNA e soprattutto per tutto il Paese, e ora aspetta concretezza e aiuti dalle Istituzioni”. Ha aperto così, il presidente nazionale di CNA Dario Costantini, l’incontro che si è tenuto ieri a Forlì presso la sede dell’impresa Ated2.
Un momento di condivisione importante tra la presidenza nazionale della Confederazione – presente insieme al segretario generale Otello Gregorini e i direttori di divisione Fabio Bezzi, Claudio Giovine e Nicola Tosi – e i vertici delle CNA territoriali di Ravenna e di Forlì-Cesena insieme al presidente regionale della Confederazione Paolo Cavini e al segretario Diego Benatti.
A distanza di sette mesi dagli eventi alluvionali che hanno gravemente ferito una vasta area dell’Emilia-Romagna e dopo un mese dallo stesso fenomeno che ha colpito la Toscana, CNA ritiene indispensabile mantenere alta l’attenzione su questa emergenza.
Lo sottolinea efficacemente il presidente territoriale della CNA di Ravenna Matteo Leoni: “In questi mesi, abbiamo cercato di non far spegnere i riflettori sulla situazione del nostro territorio, gravemente ferito nelle infrastrutture così come nella fiducia delle persone. Abbiamo portato alle istituzioni le istanze e i problemi delle nostre comunità”. Richiamando la raccolta fondi organizzata dal Sistema CNA che ha consentito di mettere insieme una somma di oltre 567 mila euro, Leoni ha dichiarato: “Siamo molto orgogliosi di aver potuto dare un contributo, seppur piccolo, alle nostre imprese associate: è un segnale di vicinanza che va a completare la nostra azione quotidiana”.
Gli fa eco il direttore generale della CNA di Ravenna, Massimo Mazzavillani: “Ringraziamo le numerose imprese associate che insieme a tanti altri soggetti del Sistema CNA hanno dato il loro contributo che ci consentirà di distribuire un sostegno concreto e immediato alle aziende colpite. Pur non trattandosi di somme capaci di compensare in tanti casi l’entità dei danni subiti, vale la pena soffermarci a riflettere sull’efficacia di questa azione se pensiamo che attualmente tante imprese sono escluse dai meccanismi di ristoro poiché i rispettivi ambiti di attività non rientrano nelle white list previste dall’ordinanza del Governo per poter accedere ad un parziale ristoro”.
Oltre agli attesi “ristori del 100%” promessi dal Governo, il presidente territoriale della CNA di Forlì-Cesena Lorenzo Zanotti richiama un altro punto determinante su cui non è più possibile perdere tempo: “Bisogna intervenire sul territorio per prevenire disastri come quello avvenuto in maggio. Disastri che assumono una preoccupante frequenza e che, purtroppo, saranno sempre più una nuova normalità causata dalla crisi climatica. Chiediamo con forza che si realizzino i piani speciali annunciati dal Commissario per la messa in sicurezza strutturale del territorio a partire dalle cure delle nostre colline”.
Di futuro parla anche il direttore generale della CNA di Forlì-Cesena, Franco Napolitano: “Credo sia nostro compito ragionare sul qui e ora e trovare soluzioni immediate per le imprese, ma è altrettanto importante fare riflessioni strategiche di prospettiva: chi fa impresa oggi, a prescindere dalla dimensione della propria attività non si misura più soltanto con l’economia territoriale ed il suo contesto economico nazionale ed internazionale. C’è una variabile in più da tenere presente: quella dei mutamenti, gravi e imprevedibili come le conseguenze dei cambiamenti climatici o gli effetti delle crisi geopolitiche, a cui tutti i soggetti economici così come i cittadini sono sottoposti”.
In un contesto di tale imprevedibilità occorre tanta motivazione per fare impresa e molto coraggio per rimboccarsi le maniche e ripartire. Valori che, secondo il presidente di CNA Emilia-Romagna Paolo Cavini, contraddistinguono l’artigianato e la piccola e media impresa italiana: “C’è un aspetto che mi emoziona se ripenso alle visite alle imprese fatte a maggio nei giorni immediatamente successivi alle alluvioni, e le paragono a quelle che stiamo svolgendo in questi giorni: a distanza di quasi sette mesi il fango non si vede più ed è emersa in modo molto forte tutta la tenacia e la caparbietà delle imprenditrici e degli imprenditori romagnoli che in poco tempo hanno saputo riorganizzare tutte le loro attività riaprendo le aziende e garantendo continuità al lavoro delle persone e al benessere della collettività. Tutte queste aperture, nelle prime ore dopo l’alluvione, apparivano insperate. Ora è indispensabile rapidità e rispetto degli impegni da parte del Governo. Sappiamo che pratiche previste dall’ordinanza al momento non sono semplici e la nostra Confederazione sta operando per spingere la politica ad uno snellimento di questa pericolosa burocrazia: ora la cosa importante è la tempestività”.
Il problema della burocrazia è richiamato molto seriamente anche dal segretario generale di CNA Otello Gregorini nel corso del suo intervento conclusivo: “È tanto evidente quanto necessario procedere ad uno snellimento della burocrazia. E per raggiungere questo fine sarebbe importante iniziare a chiamare le cose con il proprio nome: se si parla di ‘emergenza’ allora occorre assumere comportamenti che siano compatibili con questo termine attivando procedure e modalità che siano, per l’appunto, ‘emergenziali’. Se non si procede in questo modo, allora, ci troviamo davanti ad una evidente contraddizione. D’altra parte, avremo sempre più a che fare con fenomeni ambientali estremi, anche per questo riteniamo urgente ed indispensabile definire gli opportuni processi per fare in modo che queste procedure diventino sempre più snelle”.
“Purtroppo – continua Gregorini – nel nostro Paese la politica e la classe dirigente spesso non compiono lo sforzo quotidiano di trasformare le parole in azioni tangibili. C’è ancora un’enorme differenza tra il dire e il fare, mentre noi come mondo imprenditoriale seguiamo lo spirito greco: diciamo ciò che facciamo e facciamo ciò che diciamo. La politica invece tende a enfatizzare il ‘ho detto e ho fatto’, ma spesso si limita solo al detto, senza agire veramente. Dall’altra parte, c’è il DNA degli imprenditori, un aspetto straordinario che richiede da parte nostra altrettanta straordinarietà come sistema, come CNA. La vera sfida è far comprendere alla politica che certi concetti, come l’emergenza, non possono essere trattati alla stregua di questioni ordinarie. Le nostre imprese hanno dimostrato una reattività straordinaria di fronte alle avversità. Se guardiamo a quanto accaduto sei mesi fa, il ritorno all’operatività è stato notevole, nonostante le sfide finanziarie. Ma se anche mettiamo tutto il nostro impegno e le risorse a disposizione, se le risposte e le risorse promesse tardano ad arrivare, si creano ulteriori problemi finanziari”.
Il segretario generale Gregorini conclude con un ulteriore appello alla politica: “La questione non è così complessa come potrebbe sembrare: la produttività di questa regione è enorme e in pochi mesi ha mostrato una incredibile capacità di ripresa. È essenziale prolungare le scadenze fiscali, in particolare quelle previste in dicembre, per non mettere a rischio la loro sopravvivenza”.