La miglior scuola è il mondo, si sa. E il mondo Tiziano Girotti ha imparato a conoscerlo presto, quando praticamente bambino, a 14 anni, ha iniziato a lavorare. Oggi ne ha 70 di anni e continua a lavorare, “ma ora mi diverto – racconta – prima ho fatto tanti sacrifici, anche se abbiamo avuto anche tante soddisfazioni”. Soddisfazioni, come un gruppo consolidato con un fatturato di 80 milioni di euro, che dà lavoro a 400 persone, con 16 filiali sparse per il mondo e che esporta in 50 Paesi.

Ma cosa produce Signor Girotti? “Quelli che tecnicamente si chiamano organi di trasmissione – spiega –. Una volta erano cinghie e pulegge, oggi sono trasmissioni meccaniche e riduttori per ridurre i giri dei motori elettrici. Praticamente si trovano dentro tutto quello che si muove”.

Dopo 10 anni di lavoro, a 24 anni, Girotti si mette in proprio e con Altero Vignoli inizia a produrre riduttori conto terzi. Nel 1976 il salto: nasce la STM (Società Tramissioni Meccaniche) e i soci diventano tre: entra Giuseppe Lucchini, a occuparsi del montaggio.

“Erano anni d’oro, in cui con pochi mezzi potevi crescere tantissimo – racconta Girotti -. Avevamo pochi soldi e tanti debiti e lavoravamo tantissimo. Non c’erano sabati e domeniche, spesso non prendevamo lo stipendio, faticavamo tanto e ci lamentavamo poco. Oggi i giovani sono tutti laureati, ma ci sono ingegneri che quando entrano in azienda non sanno dove mettere le mani. L’università dovrebbe prevedere ogni anno tirocini nelle imprese. Noi la ‘laurea’ l’abbiamo presa dentro l’azienda, non abbiamo studiato, ma abbiamo fatto delle scelte”.

Scelte e investimenti continui: nel 1991 la STM ha un fatturato di 17 miliardi di lire e ne investe 9 nel nuovo capannone. Nel 1999 la Joint Venture in Russia e nel 2000 il grande salto: l’acquisto di un’altra società, la GSM di Modena, per ampliare la gamma dei prodotti. “Grazie a quell’operazione oggi produciamo riduttori anche di 300/400 quintali – spiega Girotti – per frantumare il marmo o per acciaierie e miniere in Sudafrica e Sud America”.

Poi nel 2009 la crisi. “Nel giro di un anno abbiamo perso 10 milioni di euro e per la prima volta abbiamo fatto ricorso alla cassa integrazione. Ricordo il senso di desolazione in officina, per noi è stato uno smacco, ma siamo riusciti a non licenziare nessuno”.

Oggi la crescita è ripartita e nel gruppo sono entrati i figli dei fondatori. “Stiamo per aumentare i nostri spazi di altri 8 mila metri coperti, con un magazzino automatico di 2500 metri, dove delle macchine assembleranno direttamente i componenti – continua Girotti -. Progettiamo interamente noi i riduttori e il cliente può entrare nel sistema controllando lo stato dei suoi prodotti in tempo reale”.

“Credo che la nostra forza stia nel fatto che siamo nati come un’impresa artigiana, in quell’attenzione al dettaglio e al cliente, che continua ancora oggi che siamo cresciuti – conclude Girotti –. Che stia a San Lazzaro o in Perù, per noi è sempre come il primo cliente”. 

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