Sull’economia del Mezzogiorno grava lo spettro della recessione. È quanto emerge dalle anticipazioni del rapporto Svimez per il 2019 che certifica il nuovo arretramento delle regioni del Sud. “Nel progressivo rallentamento dell’economia italiana, si è riaperta la frattura territoriale che arriverà a segnare un andamento opposto tra le aree, facendo ripiombare il Sud nella recessione da cui troppo lentamente era uscito”. La fotografia scattata da Svimez impone un cambio di passo nelle politiche per il Mezzogiorno. CNA sollecita una concreta progressione della quota di spesa in conto capitale ordinaria e la quota di spesa aggiuntiva destinate al Sud. Inoltre l’adozione di politiche per l’innovazione e incentivi accessibili ad artigiani e Pmi, riforma e rilancio dei Consorzi fidi. Quanto alle infrastrutture, sono urgenze strategiche le reti prioritarie di trasporto TEN-T e gli interventi previsti nell’ambito del Sistema nazionale integrato dei trasporti insieme al decollo operativo delle Zone economiche speciali e dei Piani urbani per la mobilità sostenibile.
Tornando al rapporto Svimez, nel 2019 “l’Italia farà registrare una sostanziale stagnazione, con incremento lievissimo del Pil dello 0,1%. Al Centro-Nord dovrebbe crescere poco, di appena lo +0,3%. Nel Mezzogiorno, invece, l’andamento previsto è del -0,3%.
L’anno scorso il Sud ha realizzato una crescita del Pil di appena +0,6%, rispetto al +1% del 2017 prosegue Svimez nelle anticipazioni del suo Rapporto su ‘L’economia e la società del Mezzogiorno’ segnalando che emerge “una ripresa debole, in cui peraltro si allargano i divari di sviluppo tra le aree del Paese”. La revisione delle stime Svimez mostrano poi che, con la significativa eccezione del 2015, anche nel 2016 e nel 2017 il gap di crescita del Mezzogiorno è stato ampio.
Per quanto riguarda il futuro, poi, per il 2020, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno prevede che il Pil meridionale “riprenderà a salire segnando però soltanto un +0,4% (anche l’occupazione tornerà a crescere, se pur di poco, con un +0,3%)”. Migliore, invece, sarà l’andamento delle più importanti variabili economiche nel Centro-Nord, “con un incremento del prodotto interno lordo pari a +0,9%, ma comunque non in grado di riportare l’Italia su un sentiero di sviluppo robusto (nel 2020, l’aumento del Pil nazionale sarà del +0,8% e dell’occupazione del +0,3%)”.
Sul fronte lavoro, il rapporto rileva che il gap occupazionale del Sud rispetto al Centro-Nord nel 2018 “è stato pari a 2 milioni 918 mila persone, al netto delle forze armate”. La dinamica dell’occupazione al Sud presenta dalla metà del 2018 “una marcata inversione di tendenza, con una divaricazione negli andamenti tra Mezzogiorno e Centro-Nord”. Gli occupati al Sud negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo del 2019 “sono calati di 107 mila unità (-1,7%)”, nel Centro-Nord, invece, nello stesso periodo, sono cresciuti di 48 mila unità (+0,3%).