CNA Marche, con il supporto di Pmi Sanità, chiede al governo regionale di istituire un tavolo di concertazione con le aziende che salvaguardi sia la sanità marchigiana sia i bilanci delle imprese.
Sono, infatti, oltre quaranta le imprese marchigiane che forniscono apparecchi elettromedicali e altri dispositivi medici agli ospedali e alle strutture sanitarie pubbliche e che dovranno concorrere a versare, insieme alle altre aziende extraregionali che lavorano con le Ast marchigiane, 136 milioni di euro, pari al 50 per cento dello sforamento dei tetti di spesa delle aziende ospedaliere pubbliche della Regione per gli acquisti dei dispositivi medici per il periodo tra il 2015 e il 2018.
In Italia le aziende coinvolte sono 4.449 e danno lavoro a 120 mila dipendenti. Personale altamente qualificato con il 49 per cento di laureati e il 2,6 per cento con dottorato di ricerca. Un quarto di queste aziende aveva presentato ricorso alla Consulta contro il Payback sanitario. Ora il rischio per queste aziende è quello di andare in rosso e chiudere.
È questo l’effetto delle sentenze della Corte costituzionale n.139 e 140 del 22 luglio. La consulta non ha rilevato profili di incostituzionalità ed irragionevolezza in merito alla legge sul Payback dispositivi medici ed ha giudicato legittimo il concorso delle aziende al ripiano dello sforamento delle spese sanitarie da parte delle Regioni.
“Sorprendentemente – afferma Marco Micucci delegato per le Marche di Pmi Sanità che associa 200 aziende – l’Alta Corte, pur rilevando gravi criticità, ritiene giusto che i fornitori debbano sopperire alle carenze delle ASL in virtù di un principio solidaristico. A nostro avviso queste sentenze hanno un sapore più politico che tecnico costituzionale. Ammettendo le criticità la Consulta sembra passare la palla alla grande assente, e cioè alla politica. È infatti palese la necessità di un intervento emendativo e riformatore a stretto giro, altrimenti tutto il settore e la filiera collegata saranno messe in crisi.
Crisi che si riverbererà anche sulla disponibilità di dispositivi medici negli ospedali pubblici. Perché, questo enigmatico contributo solidaristico è preteso solo dal nostro settore? Più che un contributo di solidarietà la richiesta di ripiano, esorbitante e retroattiva, e inoltre calcolata sul fatturato e non sull’utile, appare un vero e proprio esproprio. Infatti, le nostre imprese investono in ricerca gran parte dell’utile e non possiamo sopportare un Payback basato sul fatturato che per molte nostre imprese significa fallimento”.
“La regione Marche” conclude Micucci “anche in virtù della vicinanza al governo centrale, deve portare la crisi delle aziende marchigiane sul tavolo del governo Meloni, come, per altro era già stato promesso e deliberato da tutto il consiglio regionale, con una risoluzione unanime e bipartisan.”