“Se le imprese artigiane diminuiscono di numero, quelle che rimangono, aumentano produzione e investimenti, a dimostrazionedella loro vitalità e della loro volontà di non arrendersi alle difficoltà, ma è chiaro che servono scelte di politica industriale da parte della Regione e del Governo che verrà, capaci di mettere al centro gli artigiani e le piccole imprese, a partire dall’accesso al credito, anche attraverso la valorizzazione dei Confidi. Inoltre le nostre filiere vanno coinvolte nelle grandi trasformazioni produttive e tecnologiche e vanno favorite nella partecipazione alle gare d’appalto pubbliche, anche quelle per la ricostruzione post sisma. Infine occorre cogliere le opportunità offerte dal PNRR per sviluppare ed adeguare le infrastrutture regionali, colmando il divario territoriale e favorendo trasporti e turismo”, sostiene il segretario CNA Marche, Otello Gregorini, a commento delle elaborazioni del Centro Studi CNA Marche su dati Ebam sull’artigianato marchigiano.
Nel primo semestre del 2022, una impresa artigiana su quattro ha aumentato la produzione mentre nel 50 per cento dei casi è rimasta stabile ed è diminuita nel 20 per cento delle imprese, con un saldo positivo del 5 per cento. Nell’ continua ad aumentare anche la diffusione degli investimenti. Tra gennaio e luglio di quest’anno, secondo l’indagine, ha fatto investimenti il 20,8 per cento delle imprese. Il 62,2 per cento ha investito in macchinari e impianti e il 43,7 per cento in attrezzature. Ad investire in ICT e tecnologie digitali, è stato il 30,3 per cento delle imprese mentre il 13,4 per cento ha investito anche in immobili e l’11,8 per cento in automezzi. Nella seconda metà del 2020, in piena pandemia, aveva investito solo il 7 per cento delle imprese artigiane marchigiane. A dimostrazione che la fiducia sta tornando.
Timore e speranza sono i sentimenti che si portano in vacanza gli imprenditori marchigiani in attesa dell’autunno. Il timore di una ripresa delle attività da affrontare con una ulteriore crescita dei costi energetici e un calo dei consumi interni. La speranza che gli investimenti del PNRR possano rilanciare la crescita, la produzione e gli investimenti, partendo dall’artigianato e dalle piccole imprese, motori dello sviluppo prima e della resilienza poi, in questi anni difficili.
Negli ultimi due anni la crisi pandemica, i costi energetici e le sanzioni alla Russia hanno fatto selezione nell’artigianato marchigiano. Tra gennaio 2019 e giugno 2022, sono scomparse 2.343 imprese pari al 5,3 per cento del totale. Se prima della pandemia le imprese artigiane attive nelle Marche erano 44.183, alla fine del primo semestre di quest’anno erano diventate 41. 840. Il conto più grosso è stato pagato dalle manifatture (-951) e dalle costruzioni (-770). Tra gennaio e luglio le imprese attive delle Marche sono diminuite di 871 unità, di cui 301 nel manifatturiero (soprattutto calzaturiero e sistema moda), 272 nei servizi e 270 nelle costruzioni. In quest’ultimo caso non è sintomo di crisi ma della necessità delle imprese edili di accorparsi per affrontare i lavori del superbonus 110 per cento.