Tasse, burocrazia, inflazione, costo delle materie prime, crisi di liquidità, stretta dei prestiti bancari, clienti insolventi, calo dei consumi. Troppi gli ostacoli da affrontare tutti insieme in questo difficile 2023 per le imprese delle Marche. Molte, specialmente quelle individuali sottocapitalizzate, non ce l’hanno fatta a resistere in attesa di tempi migliori ed hanno chiuso i battenti.
“Nei primi nove mesi dell’anno – ha affermato il presidente di CNA Marche, Paolo Silenzi – il sistema produttivo marchigiano ha perso 4.384 imprese attive (-3.1 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2022. Si è passati da 141.527 a 137.143 aziende in attività. Per la prima volta andiamo sotto quota 140mila. A livello nazionale facciamo registrare il peggior calo percentuale fra tutte le regioni italiane insieme al Molise (-2,3%). In Italia le imprese sono diminuite dello 0,7 per cento”.
Secondo i dati del centro studi CNA Marche i settori che perdono più imprese attive nelle Marche sono il commercio (-1.588) e l’agricoltura (-1254). Consistenti il calo delle costruzioni (-629) e quello del manifatturiero (-612). Tra i settori manufatturieri a perdere più imprese la moda, il mobile e la meccanica. Tengono alcuni settori dei servizi: informazione e comunicazione, le attività finanziarie e assicurative, le attività immobiliari, le attività professionali, scientifiche e tecniche, l’istruzione: in tutti questi settori le imprese attive aumentano lievemente di numero. Le perdite di imprese sono più intense nelle province di Ancona (- 2.185 pari al 5,8%) e di Pesaro e Urbino (1.388 pari 4,1%). Ascoli Piceno perde 458 imprese (-2,2) mentre a Macerata si registra un calo di 226 aziende (-0,7) e a Fermo di 127 imprese (-0,7).
Analizzando la forma giuridica delle imprese che hanno cessato l’attività, il centro studi CNA Marche ha rilevato che si tratta per la stragrande maggioranza di imprese individuali che diminuiscono di 4.038 unità, mentre le società di persone ne perdono 703 e i consorzi e le cooperative sono 55 in meno rispetto ai primi nove mesi dell’anno precedente. Positivo il dato delle società di capitali che alla fine di settembre erano 412 in più rispetto a settembre 2022.
“Questo dato – ha commentato Silenzi – insieme alla resistenza delle imprese del terziario e dei servizi avanzati, dimostra che il sistema produttivo marchigiano non perde solo imprese ma sta cambiando pelle. Si punta sempre più sulle imprese più strutturate e con investimenti nel capitale umano e nelle competenze ad alta professionalità. Continuiamo ancora ad essere la regione più artigiana e più manifatturiera d’Italia ma nascono sempre più nuove imprese in settori tecnologicamente avanzati, nel turismo sostenibile, nel green e nella cultura. Servono politiche capaci di conciliare questi due mondi, che hanno fatto e che faranno la storia delle Marche. Gli istituti di credito devono credere di più nelle nuove imprese. Invece quest’anno hanno tagliato del 33 per cento i prestiti per mutui ed investimenti. Va superato il gap infrastrutturale che penalizza le nostre imprese e il Piano presentato dalla Regione sembra andare in questa direzione. Serve maggior sostegno alla creazione di nuove imprese e al loro consolidamento sui mercati. E soprattutto, ma questo non dipende da noi, serve che il mondo, tra una guerra e una crisi umanitaria, ritrovi quella stabilità che ultimamente sembra aver perso”.