Colpiti due volte. Prima il terremoto che ha raso al suolo i progetti di una vita. Poi la pandemia che ha frenato ulteriormente la ricostruzione e cancellato i primi segnali di ripartenza. I Comuni marchigiani del cratere del sisma 2016 rischiano lo spopolamento e l’abbandono. Sono ottantasette con 351.393 residenti di cui uno su quattro ultrasessantacinquenne.
Negli ultimi quattro anni, nell’area colpita dal terremoto, hanno chiuso 425 negozi del commercio al dettaglio. In molti casi, a chiudere, è stata l’unica bottega del paese. Non solo luoghi di vendita dei beni di prima necessità, ma spesso anche centri di aggregazione sociale. Con la solitudine e lo spaesamento che sono diventati compagni di vita di tanti residenti, spesso anziani. A testimoniare il disagio, l’impennata di oltre il 30 per cento nella vendita di psicofarmaci.
Serve una svolta. A chiederla è la CNA Marche, alla vigilia della discussione in Parlamento della proposta di legge di Stabilità per il 2021.
“E’ venuto il momento di aprire senza ulteriori indugi la partita dello sviluppo delle aree del cratere sismico – affermano il presidente e il segretario della CNA regionale, Gino Sabatini e Otello Gregorini – Ora che la ricostruzione sta prendendo concretamente il via grazie all’azione di snellimento e semplificazione portata avanti dal Commissario Straordinario Giovanni Legnini, non è più rinviabile la condivisione di una strategia di sviluppo sostenibile per l’intera area del cratere che dopo il sisma del 2016/2017 sta vivendo anche l’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia”.
Secondo CNA Marche, ad un anno di distanza dall’approvazione della legge n. 156/2019 è tempo di rendere operativa la cabina di regia che si deve occupare del programma di sviluppo dell’area.
“Sappiamo che si sta lavorando ad un ambizioso progetto riferito all’area del sisma delle 4 regioni nell’ambito del Recovery Plan con un importo complessivo di risorse pari a circa 3,8 miliardi di euro e che la programmazione dei fondi strutturali 2021-2027 rappresenta un’ulteriore opportunità su cui cominciare a ragionare – sottolineano Sabatini e Gregorini – Ma senza un organismo nazionale di impulso e indirizzo strategico, capace di condividere un programma strategico di sviluppo, di coordinare il lavoro delle Regioni e di stimolare la concertazione con le autonomie funzionali, le associazioni di categoria e i corpi intermedi, non è possibile allineare il complesso lavoro da fare ai vari livelli e indirizzare le cospicue risorse secondo una visione coerente ed efficace”.
Nelle Marche non si parte da zero. L’esperienza dei “Nuovi sentieri di sviluppo dell’Appennino”, condivisa da tutto il Consiglio regionale nella scorsa legislatura, può rappresentare una base di orientamento comune, tanto più se estesa all’area dell’intero cratere sismico come si sta cercando di fare.
“Nell’ambito della legge di Stabilità che sta andando in discussione alle Camere – concludono il presidente e il segretario della CNA regionale – è importante che si siano previste risorse per la stabilizzazione del personale della ricostruzione. Ci auguriamo che, insieme alle misure relative alle necessarie proroghe riferite allo stato di emergenza, alle scadenze di mutui, oneri e obblighi fiscali, vi sia un chiaro segnale sulle questioni inerenti la promozione dello sviluppo. Ci riferiamo, in particolare, alla possibilità di destinare il 5% delle risorse stanziate per la ricostruzione pubblica (pari a circa 3 miliardi) per azioni rivolte allo sviluppo e alla creazione di lavoro in maniera innovativa e sostenibile. Analogamente riteniamo importanti la prosecuzione e il rifinanziamento della Zona Franca Urbana fino al 2026 per dare certezze alle imprese che intendono investire e la prosecuzione del sisma bonus potenziato per le aree del cratere, prevedendone l’estensione anche agli interventi trainati e non solo ai trainanti. CNA Marche proseguirà nelle prossime settimane il suo impegno in questa direzione, consapevole che ricostruzione e nuovo sviluppo debbono camminare insieme per la rinascita post-sisma e post-covid dell’Appennino”.