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Meccanica: si inverte la fase dopo alcuni anni difficili

Rialzano la testa le imprese artigiane fiorentine della meccanica. Queste attività, infatti, hanno vissuto un 2014 migliore rispetto alla situazione generale dell’artigianato in provincia di Firenze e le aspettative per il 2015 sono di ulteriore lieve incremento. È quanto emerge dal “Primo Report Osservatorio Artigiani e mercato in Provincia di Firenze” e dalla ricerca “Meccanica: si inverte la fase dopo alcuni anni difficili”, entrambi provenienti dal Centro Studi di CNA Firenze.

Rispetto alle precedenti rilevazioni e stime, dalle quali risultava che tra 2011 e 2013 il settore della meccanica attraversava un periodo di difficoltà (più marcata nella “meccanica di precisione” rispetto a “l’altra meccanica”, che risentiva dei favorevoli provvedimenti fiscali per edilizia e ristrutturazioni, lo scenario si presenta ora in chiaro miglioramento seppure non autorizzi superficiali ottimismi. Infatti queste aziende dichiarano di aver aumentato il fatturato nel 40% dei casi contro il 19% emerso nell’indagine dedicata a tutti i comparti. Si tratta di un lieve aumento, che per le aziende della provincia di Firenze nel 2014 (e in prospettiva anche nel 2015) può essere quantificabile nel 2%.

Prevale, anche nella meccanica, la percentuale di imprese con fatturato stabile o in diminuzione, con il rimanente 60% dei casi. Tuttavia la risorsa lavoro dimostra una capacità di resistenza alla crisi ben superiore a quanto emerge in termini di fatturato. Tra il 2013 e il 2014, il 73% delle imprese mantiene il numero di addetti e un altro 13% aumenta gli occupati (sia pure in misura modesta). Solo il rimanente 14% riduce gli addetti (anche qui in misura ridotta).

Inoltre, le imprese della meccanica, pur mantenendo il radicamento locale, hanno una presenza solida ed estesa nei mercati di sbocco nazionale ed estero. Qui il radicamento si coniuga con una capacità di presidio, dei mercati diversi da quello locale, ben superiore alla media generale dell’artigianato ma anche a quella di altri settori dei beni industriali. È bene sottolineare che tutto questo accade anche se CNA Firenze ha sottoposto a indagine imprese di piccola e piccolissima dimensione, oltre a quelle più strutturate.

Nell’indagine è stato approfondito anche l’aspetto delle risorse umane, il capitale più importante dell’impresa artigiana anche nei settori con una quota significativa di investimenti in tecnologie e impianti come quello della meccanica. In questa fase, gli imprenditori della meccanica manifestano in misura limitata l’impossibilità di soddisfare specifici fabbisogni di competenze e appaiono poco disponibili all’investimento in formazione. Il 21% dichiara in maniera esplicita un carenza di personale altamente qualificato e il 25% ritiene opportuno un investimento in formazione dei propri dipendenti su temi particolari sia inerenti la specializzazione produttiva che nelle aree marketing e delle vendite. Si tratta, a nostro parere, di una conseguenza non secondaria di una crisi molto lunga che ha congelato per intero, e in tutte le direzioni, la voglia di investire. Se una leva va esercitata per favorire l’uscita dalla crisi, questa dovrebbe riguardare prioritariamente gli investimenti in risorse umane.

Con riferimento ai fenomeni locali che possono incidere sull’andamento del fatturato, le imprese della meccanica manifestano soprattutto il bisogno di supporto da parte della Regione e delle banche. Oltre il 60% pensa che le agevolazioni della Regione e il supporto delle banche possano avere esito positivo sullo sviluppo di mercato dell’impresa mentre gli investimenti di grandi imprese si fermano al 50%. Delude il dato relativo alle reti di impresa che vengono considerate un fattore positivo per lo sviluppo da meno del 30% delle imprese. I tempi per considerare strategica una politica di supporto alle aggregazioni forse non sono ancora maturi.

Fermo restando che, pressoché per tutte le imprese della meccanica, la modalità principale di vendita è quella dell’ordine o della commessa, la domanda a risposta multipla sui canali di vendita ha visto le risposte concentrarsi sugli appalti pubblici e privati (con oltre il 60% delle imprese che utilizzano questa modalità di interazione con la clientela). Le imprese della meccanica confermano l’orientamento a utilizzare tutti i canali attraverso i quali è possibile instaurare una relazione diretta con la committenza, mentre poco spazio rimane per gli intermediari, pure specializzati, come gli agenti. Il ruolo rilevante degli appalti, pubblici e privati, evidenzia quanto il settore sia sensibile al traino esercitato dagli investimenti dei grandi clienti presenti sul territorio e quanto questi possano esercitare un ruolo nella fuoriuscita dalla crisi.

 

Agli andamenti della meccanica fa, per così dire, da sfondo, ma anche ne amplia il significato, il 1° Report Osservatorio Artigiani e mercato in Provincia di Firenze.

Per la grande maggioranza delle imprese artigiane della provincia di Firenze, il 2014 si è chiuso con un fatturato stabile o in diminuzione. Le previsioni sul 2015 non cambiano di segno. Tuttavia, come accade quando si tratta di imprese artigiane e di piccola e media dimensione radicate nel territorio, la risorsa lavoro dimostra tutt’altra capacità di resistenza alla crisi. Nel 2014 il numero di addetti si mantiene, per molte imprese, stabile e così per la previsione relativa al 2015. Spesso infatti il lavoro artigiano è lavoro dipendente frammisto a rapporti familiari e relazioni sociali di varia natura. Si tratta quindi di un lavoro che resiste più a lungo alle tensioni sul fatturato perché costituisce l’essenza stessa dell’impresa e quando lo si cancella non sparisce solo il lavoro, ma sparisce l’impresa.

Per quanto riguarda la presenza nei mercati di sbocco, prevale il radicamento:

 

  • Poco meno del 60% delle imprese artigiane delle provincia di Firenze ha una clientela concentrata solo nel territorio locale o provinciale;
  • Il 33% delle imprese ha clienti sia nel mercato locale o provinciale sia altrove (in Italia o all’estero);
  • Le rimanenti imprese non hanno clienti nel mercato locale e operano con clienti per lo più della regione Toscana o del territorio nazionale.

 

Per le imprese artigiane della provincia di Firenze il mercato dei beni e servizi per le famiglie e i consumatori vale nel suo complesso poco più del 48% del volume d’affari, mentre circa il 52% è generato da altre imprese e quindi dal mercato dei beni e servizi industriali.

I mercati dei beni industriali per gli artigiani: una presenza robusta nella subfornitura, nelle filiere dei beni industriali e in quelle dei beni di consumo.

L’artigianato che lavora a supporto di altre imprese è presente in modo diffuso e significativo in tutte e tre le componenti tradizionali dei mercati B2B (vedi paragrafo “Le imprese artigiane e i loro mercati).

Per ciò che concerne la componente di mercato legata ai beni e servizi industriali, il volume d’affari è generato:

 

  • per circa il 24% da clienti per i quali le imprese artigiane lavorano come subfornitrici;
  • per il 36% da imprese clienti che realizzano prodotti per il consumatore finale;
  • per circa il 40% da imprese clienti  che operano a loro volta per altre imprese nei mercati dei beni e servizi industriali.

 

I prodotti e servizi offerti dagli artigiani

Con riferimento ai prodotti e servizi offerti dagli artigiani ai propri clienti, si riscontra una grande varietà di offerta che può essere suddivisa come segue:

 

  • il 38% dei prodotti o servizi offerti si collocano nella categoria dei prodotti o servizi per l’industria (B2B)
  • per il 29% si tratta di servizi offerti alle persone
  • per il 23% si tratta di attività legate all’edilizia
  • in misura minore le imprese artigiane offrono servizi alla pubblica amministrazione o di tipo commerciale (all’ingrosso o al dettaglio)

 

I fenomeni che incidono sull’andamento del fatturato degli artigiani

Gli artigiani hanno fame di investimenti e di turisti che facciano ripartire la domanda interna.

Con riferimento ai fenomeni locali che possono incidere sull’andamento della domanda, ne abbiamo selezionati tre principali che raggiungono risultati simili in termini di valutazione da parte degli imprenditori artigiani: investimenti in infrastrutture locali, nuovi investimenti di grandi imprese e aumento della presenza del turismo hanno una incidenza positiva sui mercati di sbocco per circa il 40% degli imprenditori.

Le principali tipologie di fattori che potrebbero incidere positivamente sulla competitività delle imprese artigiane si collocano in ambiti noti quali quelli degli incentivi e agevolazioni diretti su settori specifici o destinate a ridurre il costo dei fattori produttivi (lavoro, impianti, immobili);

Si segnalano, la diffusa percezione della necessità di lottare contro la cattiva burocrazia che paralizza l’operatività delle imprese nonché la necessità di tutelare il credito a fronte dei ritardi dei pagamenti (anche della P.A.) o dei mancati pagamenti (con procedure efficaci e rapide).

 

Le imprese artigiane ed i loro mercati

Abbiamo collocato le imprese artigiane in 4 gruppi distinti rispetto alle diverse tipologie di presenza e di relazione con i mercati di sbocco:

  • Le Imprese B2C Locali si contraddistinguono per la relazione quasi esclusiva con il mercato locale o provinciale al quale si rivolgono collocando prodotti o servizi rivolti ai consumatori o alle famiglie; si tratta di un segmento che pesa circa il 39% sul totale delle imprese;
  • Le Imprese B2B Locali operano anch’esse nel mercato locale o provinciale ma si rivolgono direttamente ad altre imprese nel mercato dei beni e servizi industriali; si tratta di un segmento che pesa circa il 35% sul totale delle imprese;
  • Le Imprese Export Led si distinguono perché operano per clienti (sia industriali che privati) strettamente connessi ad una domanda alimentata dall’esportazione e dal turismo; si tratta di imprese che pur operando in un contesto locale si confrontano con una domanda di derivazione internazionale e valgono circa il  18% sul totale;
  • Le Imprese Oltre il Confine si caratterizzano perché operano sia nel B2B che nel B2C, in via prevalente e diretta con un domanda posta al di fuori del contesto locale provinciale e quindi di derivazione regionale, nazionale o, in qualche caso, estera; si tratta del segmento più piccolo per il quale la clientela principale è collocata al di fuori dei confini provinciali e vale circa l’8% sul totale delle imprese.

«I nostri imprenditori stanno resistendo bene alla crisi e si stanno impegnando molto per tenere il passo – ha commentato Andrea Calistri, presidente di CNA Firenze -. Occorre, proprio ora che sono all’orizzonte i primi segnali di inversione di tendenza, come nel caso della nostra meccanica, che politiche e risorse siano messe a disposizione per porre l’accento sulle piccole e medie imprese, che costituiscono, nonostante tutto, il tessuto rilevante dell’economia territoriale». 

«Anche le rilevazioni di oggi ci spingono a tornare su un tema che ci è caro, lo Statuto delle Imprese – hanno detto il direttore generale CNA Firenze, Franco Vichi, e il presidente CNA Produzione di Firenze, Massimo Capecchi -. La semplificazione sta facendo concreti passi in avanti, grazie all’attenzione politica sul tema dimostrata dal Governo. Registriamo miglioramenti nell’utilizzo di uno strumento strategico per la semplificazione sul fronte, per fare degli esempi, delle richieste di autorizzazione, della presentazione di documenti e relazioni, della tenuta di registri, della conservazione di atti; tuttavia,  a differenza delle migliori esperienze internazionali, questi miglioramenti non sono ancora sufficienti per invertire la rotta e puntare a una legislazione di qualità. Quest’ultima è  una delle leve strategiche da azionare per rendere più competitivo il Paese. L’aspetto essenziale della semplificazione è il riassetto istituzionale, come sosteniamo nel confronto con gli enti locali anche con le nostre proposte di Area Vasta, mettendoci in gioco per primi».

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