Protesti e cambiali in calo nelle Marche. Nel 2014 il numero delle imprese che si sono viste un assegno o una cambiale protestati, è diminuito di quasi il 21 per cento rispetto all’anno precedente. Ad affermarlo CNA e Confartigianato Marche, che hanno elaborato i dati di Cerved, società che raccoglie il trend dei pagamenti di oltre 2,5 milioni di aziende in Italia.
Lo scorso anno le imprese marchigiane non individuali con almeno una cambiale o un assegno protestato, sono state 1.154 rispetto alle 1.458 del 2013, con un calo di 64 aziende e del 20,9 per cento. In Italia le imprese protestate sono state 34.746 contro le 42.033 con una riduzione di 7.287 società pari al 17,3 per cento.
Non solo meno protesti. Per le imprese marchigiane l’anno scorso si sono ridotti, sia pure di un modesto 0,7 per cento, i giorni di ritardo nei pagamenti rispetto ai termini concordati, che sono passati da 14,1 a 13,4. In particolare sono sempre meno le imprese che pagano le fatture oltre i 60 giorni (da 5,6 a 5,4 per cento contro il 7,7 per cento della media nazionale). Si tratta delle situazioni più a rischio, quelle che frequentemente si trasformano in mancati pagamenti o veri e propri default. Sono invece aumentate le imprese che hanno pagato in ritardo, ma comunque entro i 60 giorni dall’emissione della fattura (da 38,4 a 41,1) mentre le imprese che rispettano le scadenza sono scese dal 56 al 53,5 per cento.
“I dati marchigiani” commentano CNA e Confartigianato “sono comunque migliori di quelli nazionali, che vedono le imprese puntuali nei pagamenti inferiori al 50 per cento (45,4), delineando per le nostre imprese, per quanto piccole, una situazione meno deteriorata dei rapporti con i fornitori, tra i quali, è bene ricordarlo, molto spesso vi sono altre piccole imprese.”
Per quanto riguarda i settori, è l’edilizia quello che dall’inizio della crisi (2008) ha visto il maggior aumento di società protestate (+40 per cento) seguita dal sistema moda (+34%), dai servizi (+25) e dal commercio (+21).
“Quella che i nostri piccoli imprenditori, soprattutto subfornitori, combattono per schivare le insolvenze” affermano CNA e Confartigianato “è una battaglia quotidiana, che li ha costretti a diventare più selettivi nella scelta di clienti e committenti. Anche per questo protesti e cambiali sono diminuiti nella nostra regione”.