Dal grande boom alla crisi. Sono un lontano ricordo gli anni della crescita a doppie cifre della diportistica; anni di espansione inarrestabile (quelli tra il 2007 ed il 2011) che avevano eletto la zona industriale apuana a nuova capitale della produzione di yacht e mega-yacht a livello mondiale tanto da “spaventare” la vicina Viareggio. Anni di sogni, fatturati e lavoro (per tutti) con gli investitori-imprenditori “attratti” dalla promessa (fino ad oggi ancora inevasa) di uno sbocco sul mare. Niente da fare: la diportistica si è dovuta accontentare di un travel-lift “in affitto” a prezzi fuori mercato all’interno del porto e poi di una convenzione con Nuovi Cantieri Apuani salvo capire solo dopo che non avrebbe risolto tutti i problemi.
Carlo Alberto Tongiani, Presidente CNA Nautica provinciale ed imprenditore del settore quei tempi li ricorda bene, come ricorda bene anche i tempi recenti, ed i tempi delle promesse. Nel frattempo l’ultimo rapporto della Camera di Commercio di Massa Carrara certifica una incoraggiante ripresa: il grado di utilizzo degli impianti (i capannoni) è passato dal 61% del 2012 al 71% del 2013 per arrivare, ultimo dato, all’85% (+14 punti percentuali). Tra il 2007 ed il 2014 il valore produttivo del polo diportistico apuano si era praticamente dimezzato. In buona sostanza nella Zona Industriale Apuana si è tornato a produrre, a costruire yacht bellissimi, destinati per lo più ai mercati mondiali dove arriva ormai tutta la domanda. E con l’operosità sono tornati a crescere anche i fatturati (+0,1%) e gli ordini (+0,5%).
“Quei tempi li ricordo bene. Tutti volevano investire nella nostra provincia e chi ha potuto lo ha fatto convinto dalle grandi potenzialità del progetto. Non ci sarebbe mancato nulla se avessimo avuto il porto turistico quando era il momento di fare delle scelte e probabilmente anche la crisi sarebbe stata meno pesante: l’indotto della nautica, legato alla manutenzione e ai servizi connessi, genera posti di lavoro. Ma quell’occasione, a questo territorio, non è mai stata data pienamente. Avere uno sbocco al mare significherebbe – prosegue – riaccendere l’entusiasmo delle imprese e riportare prospettive a lungo periodo. La politica delle non scelte ha danneggiato la nostra economia ed impedito lo sviluppo di un settore dal potenziale enorme”.
Il territorio apuano aveva ed ha tutte le caratteristiche per diventare un importante hub mondiale: “ci sono le infrastrutture, la viabilità adatta e ci troviamo in una posizione molto favorevole per le principali rotte. – prosegue nella sua analisi Tongiani – ma ci è mancato l’ultimo essenziale strumento per consacrare la nostra leadership. Oggi siamo solo un polo di produzione quando in realtà potremo completare qui tutta la filiera: produrre certo, ma anche completare gli allestimenti, varare e poi procedere al refitting. Un porto turistico di 700 imbarcazione ha un potenziale, solo per la parte service, di almeno 400 unità lavorative escludendo i lavoratori dei cantieri e l’indotto. Ogni imbarcazione ha un minimo di personale, ed ogni anno, se sta in mare, gli armatori devono fare la carena che vuol dire lavarla, verniciarla e rimetterla in acqua. Poi ci sono i vari tagliandi, il controllo dei motore, il cambio dei filtri e tutto quello che è manutenzione ordinaria. La nautica porterà nuovi posti di lavoro diretti ed indiretti nella filiera del turismo. E’ abbastanza chiaro no?”.
Per Carlo Alberto Tongiani il porto turistico, così come per le imprese della diportistica, resta comunque un sogno: “fino a che non lo vedremo non ci faremo illusioni. Ci siamo fatti anche troppi film in questi anni salvo poi sentirci solo presi in giro. Questa credo che sarà l’ultima chiamata: da quello che la politica sceglierà oggi dipenderà un pezzo del futuro della nostra provincia”.