Nel 2016, il nostro Paese ha perso 15.811 imprese artigiane e il numero di imprese artigiane attive – 1.342.389 unità – ha toccato il valore più basso del nuovo millennio. L’anno scorso, ogni giorno in Italia, hanno abbassato la serranda, senza essere sostituite, 43 imprese artigiane.
Anche a Treviso la situazione non è rosea.
Lo stock totale di imprese artigiane attive in provincia di Treviso in questi anni è costantemente sceso: dalle 23.757 del 2014 alle 23.559 del 2015 alle infine 23.185 del 2016. Anche per Treviso è il valore più basso del nuovo millennio!
Continuano a soffrire specialmente i settori delle costruzioni, del manifatturiero e dei trasporti. Nel 2016 l’artigianato ha perso 374 imprese (contro le -198 dell’anno precedente), la quasi totalità nell’edilizia (-237), nel manifatturiero (-119) e nei trasporti (-70).
Per la prima volta è negativo anche il commercio (-5), l’alloggio e la ristorazione (-10). In controtendenza solo i servizi alle persone (+14), l’agricoltura-silvicoltura-pesca (+14), agenzie di viaggio, noleggio (+21).
Nel 2016 si è toccato un altro record negativo, relativo alle iscrizioni nel registro imprese: sono appena 82.995 le new entry a livello nazionale (erano state oltre 114 mila nel 2000, più di 137 mila nel 2007!) e 4.811 in provincia di Treviso (erano state 4.880 nel 2015).
«La decimazione delle imprese dipende dal fatto che ne nascono di nuove molte meno che in passato – commenta Alfonso Lorenzetto, presidente di CNA territoriale di Treviso –: l’erosione costante della base produttiva artigiana è frutto della scarsità di nuove imprese. È crollata la propensione a fare impresa. L’artigianato vale un terzo del sistema produttivo trevigiano, circa il 30%, una fetta importante del tessuto economico provinciale. Serve una politica che rilanci con forza il comparto manifatturiero e delle costruzioni. Bisogna creare un ambiente favorevole alla nascita di nuove imprese semplificando la burocrazia e riducendo le tasse».