Le nuove misure varate dal Governo per contrastare il caro-energia incontrano il favore di CNA che tuttavia confida che nell’iter di conversione possano essere colmate alcune lacune.
Il perdurare del peso del costo dell’energia su famiglie e imprese, aggravato dalla guerra in Ucraina e le conseguenti pressioni sui mercati energetici, ha richiesto un nuovo intervento del Governo, a poche settimane dal precedente decreto legge.
Con questi ulteriori 4,4 miliardi di euro arrivano a circa 20 miliardi le risorse stanziate a partire dalla seconda metà del 2021. Si tratta di una cifra eccezionale, che rende l’idea della grandezza del fenomeno e dei suoi effetti sul sistema economico italiano ed europeo.
Oltre all’intervento per calmierare i costi della benzina, la misura di maggiore interesse per le piccole imprese è rappresentata certamente dall’estensione del credito di imposta per l’acquisto di elettricità e gas. Una misura che era precedentemente riservata solo alle imprese energivore e gasivore, lasciando fuori da questa opportunità le molte imprese non ricadenti in questa fattispecie ma che stanno parimenti soffrendo per il caro energia.
Ricordiamo infatti che anche per una piccola impresa non energivora le bollette rappresentano un costo significativo anche in situazioni di normalità, costo che nei casi più gravi ad oggi si è triplicato o oltre. Di fronte a questa situazione così è ormai evidente quanto non sia stato sufficiente l’intervento, seppur importante, che ha azzerato gli oneri generali sulle bollette elettriche ed alleggerito gli stessi (oltre alla riduzione dell’IVA) su quelle del gas.
Risulta a nostro avviso corretto, seppur forse migliorabile rispetto ai criteri di calcolo, l’intervento volto a tassare gli extraprofitti ed a monitorare i contratti di approvvigionamento. È indispensabile infatti che, in questa fase, che ci sia un riequilibrio tra i soggetti che stanno beneficiando di questa situazione di instabilità e le famiglie ed imprese che ne stanno subendo le pesanti conseguenze.
Evidenziamo però l’assenza, in questo decreto, del tema del sostegno alle fonti rinnovabili ed in particolare all’autoproduzione per le PMI. Dopo lo sforzo in termini di semplificazione del precedente DL, avremmo auspicato che si riproponesse una qualche agevolazione (o attraverso l’istituzione di un fondo dedicato oppure prevedendo uno specifico credito di imposta) volto a sostenere gli investimenti delle piccole imprese che, ad oggi, rimangono fuori da qualsiasi meccanismo di incentivazione per l’efficienza e le fonti rinnovabili.
Senza dubbio un intervento di questo tipo contribuirebbe significativamente al raggiungimento dell’obiettivo di alleggerire la nostra dipendenza dal gas russo.
Altro elemento positivo del decreto è l’intervento per ridurre le accise sul carburante per mitigare l’impennata dei prezzi. Per sostenere il settore dell’autotrasporto è stato costituito un Fondo da 500 milioni per compensare l’incremento dei costi e nei giorni scorsi con il viceministro Bellanova è stato definito il metodo di lavoro e il bacino dei beneficiari, vale a dire quanti hanno diritto al rimborso accise trimestrale per i quali la riduzione di 25 cent alla pompa sta avendo un effetto quasi nullo.
Si tratta delle imprese di autotrasporto merci per conto di terzi con veicoli euro 5 ed euro 6 oltre le 7,5 tonnellate, che altrimenti rimarrebbero penalizzate.
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